Parigi - L'oro delle meraviglie di Alice. L'Italia della ginnastica artistica femminile conquista alla trave il suo primo oro ai Giochi Olimpici. Merito di una superlativa D'Amato, che nella finale di specialità porta a casa un titolo mai avvicinato prima, forse neanche nei sogni più remoti. Con lei sul podio c'è anche Manila Esposito, bronzo a 17 anni, rimasta senza parole dopo aver battuto financo la più grande di tutti i tempi, Simone Biles. La regina americana, caduta e solo quinta, si è complimentata con le due ragazze in conferenza stampa, incredule per la sorpresa, tanto da non riuscire a spiccicare due parole. D'altronde, come ci si può riprendere da tutto questo?
Signore e signori, alla Bercy Arena si è scritta una memorabile pagina sportiva. Le Fate hanno realizzato un'altra magia dopo aver preso l'argento a squadre, medaglia che mancava dal 1928. Ieri una doppietta sul podio nella specialità più difficile, ovvero la trave, larga dieci centimetri. Dieci centimetri che dividono paradiso e inferno. Le azzurre sono state favolose, hanno realizzato un'impresa tra salti e giri acrobatici. Mentre le altre sbagliavano, compresa la brasiliana Rebecca Andrade che poi si è messa al collo l'oro nel corpo libero, le nostre sono state fredde, salvo poi scoppiare in un pianto tra le braccia di Marco Campodonico e Monica Bergamelli, sotto gli occhi del direttore tecnico Enrico Casella. Neppure un talento come Vanessa Ferrari era arrivato così in alto, lei che si era fermata all'argento nel corpo libero a Tokyo, dove insieme alle Fate aveva chiuso ai piedi del podio la prova a squadre. Un team in cui c'era anche Alice D'Amato, la ragazza ligure che a 21 anni si consacra definitivamente.
Non è stato per niente semplice arrivare lassù: sì, perché la ragazza genovese ha dovuto passare tanti momenti duri. Gli infortuni, tanti, che hanno colpito anche la sorella gemella; ma soprattutto la morte del papà Massimo, vigile del fuoco, sconfitto da un tumore. Lui ha fatto in tempo a vederle gareggiare a Tokyo. «Gli infortuni e i problemi - spiega Alice - mi hanno fortificata nel tempo. Pensavo che non sarei riuscita ad uscirne. Invece sono tornata davanti. Lo dovevo fare per me, per mia sorella e per mio papà». La gemella Asia, che era allo stadio il giorno dell'argento, ma che ha seguito dalla tv con trepidazione il trionfo della sorella, ha scritto: «Io non ho più parole... cosa hai fatto sorellina mia. Papà, questo è per te». E Alice: «Non cercavo tanto una medaglia, ma una rivincita per me stessa. La medaglia era un di più. Devo ancora metabolizzare».
In virtù di questo trionfo, ne è valsa la pena lasciare casa a 12 anni per andare all'accademia di Brescia. Dove le Fate si allenano per regalare momenti come questi. «Se tornassi indietro, farei tutto quello che ho fatto. Se poi mi avessero detto che avrei preso la medaglia olimpica, non ci avrei neanche pensato».
Come non poteva immaginare di tornare a casa con due medaglie olimpiche la baby Manila Esposito, napoletana di Torre Annunziata, che a 17 anni è la ragazza più giovane della spedizione. «Dopo la medaglia ho subito chiamato mamma. Tutta la mia famiglia è qui a Parigi». Alice e Manila stanno sognando, e non hanno nessuna intenzione di svegliarsi.
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