Il Giro perfetto per la doppietta di Contador

MilanoNome: Giro d'Italia. Anno di nascita: 2015. Segni particolari: per niente difficile (da qui l'eufemismo "equilibrato"). Pregi: riporta sul percorso il Mortirolo, benchè in un anonimo martedì feriale. Difetti: solo due tapponi veri (quello del Mortirolo e quello di Cervinia), ma soprattutto una cronometro talmente lunga (60 chilometri, a Valdobbiadene) da ubriacare più dello stesso prosecco, talmente lunga da rischiare seriamente di incidere in modo letale sul risultato finale. Tra i pregi, da non sottovalutare la saggia idea di piazzare parecchie salite medie già nella prima settimana, così da non renderla troppo noiosa e soprattutto troppo inutile. A seguire, curiosità in ordine sparso: partenza da Sanremo (9 maggio) e arrivo a Milano per l'Expo (31 maggio), la cronosquadre inaugurale sulla bellissima pista ciclabile a bordo mare, il Sud assolato e pop brutalmente mozzato (punto estremo il Beneventano).

Giudizio complessivo: Giro perfetto per Alberto Contador, bravo in salita e bravissimo a cronometro, Giro però che non vuole affaticarlo troppo in vista del Tour. Diciamo che lo spagnolo comunque si merita l'omaggio, perché nel 2015 tenterà valorosamente di rompere il marmoreo dogma moderno ("nessun essere umano è in grado di vincere Giro e Tour nello stesso anno"). Se poi lo stesso azzardo dovesse tentarlo pure Nibali, sarebbe davvero una bella annata per lo sport. Peccato però che Nibali non correrà il Giro, dunque inutile coltivare tanti sogni romantici. Contro Contador, e contro gli altri stranieri che faticosamente la Gazzetta sta cercando di reclutare (al momento sicuro solo Uran), l'Italia schiererà Aru, terzo l'anno scorso e ora chiamato alla laurea. Il ragazzo, davanti alla cronometro di sessanta chilometri, una briscola potente in mano al rivale spagnolo, non fa una piega: «Prima di tutto è un percorso ondulato, non proprio per specialisti. E comunque tutto il Giro offre poi molte opportunità di recupero in salita». Come se Contador fosse fermo in salita, verrebbe da dire. Ma è inutile incaponirsi su queste faccende, a ottobre. E' anzi molto meglio che Aru non si spaventi davanti a nulla. Quanto all'architetto del Giro, che questa cronometro eterna ha deciso di piazzare proprio in apertura della terza settimana, resta fermamente convinto della sua scommessa. Dice il direttore Vegni: «Non ho alcun timore che una cronometro così lunga risulti troppo decisiva. Non è piatta per specialisti, è molto mossa e impegnativa. E comunque dopo arriveranno le montagne vere e ci sarà tutto il tempo per rimontare…».

Il tema è lanciato, tutto sta in questo dilemma: riusciranno gli scalatori a compensare quanto il cronoman (ma pure scalatore…) Contador presumibilmente guadagnerà nel suo tappone preferito? Se ne riparla a maggio, anche se la sensazione è già pittosto sinistra: a logica, la risposta è no, gli scalatori non riusciranno a rimediare i danni. La speranza è sempre la stessa: che la logica vada a farsi benedire, regalandoci un Giro equilibrato, combattuto, spettacolare. Ma resta una speranza.

Nell'attesa delle risposte definitive, solo un'accorata preghiera: per dignità,

per serietà, per decenza, cancellate subito lo slogan degli ultimi anni, il glorioso e orgoglioso "La corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo". Il Paese resta bello, ma la corsa non è la più dura. Non più.

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