Giro: re Contador in trionfo a Milano Alle sue spalle brilla la stella di Aru

Sorprese fino all'ultimo. Niente volata di gruppo, il pistard Keisse omaggia il Vigorelli. Brindisi e festeggiamenti per il vincitore che ora si concentra sul Tour. L'Italia celebra il sardo volante: un campione vero che può iniziare a vincere in fretta

Giro: re Contador in trionfo a Milano  Alle sue spalle brilla la stella di Aru

Sorprese fino alla fine. Un Giro corso sempre sul filo e mai banale regala un finale non scontato. Tutti si attendevano la volata in corso Sempione, per l'ultima passerella. E invece niente, copione stravolto anche oggi. Sul circuito finale per le vie di Milano se ne vanno in due. Luke Durbridge, cronoman australiano dell'Orica, e Iljo Keisse, pistard belga della Etixx. Sembra che il gruppo debba prenderli prima dell'ultimo giro, ma al penultimo passaggio la coppia ha ancora più di 25 secondi di vantaggio sul gruppo. Dietro tirano come matti, gli Sky e i Lampre. Giacomo Nizzolo non mette proprio alla frustra i suoi Trek, ha la maglia rossa e lasciando arrivare i due davanti nessuno può sommare punti a sufficienza per strappargliela. Finisce così sul chilometro lanciato di corso Sempione. Keisse, da buon pistard e a 300 metri in linea d'aria dal Vigorelli, lascia fare a Durbridge la prima mossa. E poi lo infila e taglia per primo l'ultimo traguardo del Giro d'Italia.
Festeggia Alberto Contador dopo due giorni da tremarella a Cervinia e a Sestriere. Alza il secondo trofeo della corsa rosa, dopo quello del 2008. Niente male per uno che in bacheca ha anche due Tour de France (2007,2009) e tre Vuelta (2008, 2012, 2014). Senza contare il Tour 2010 e il Giro 2011, entrambi revocati per la sospensione per clenbuterolo. E adesso il Pistolero staccherà per qualche giorno prima di provare l'impresa vera, ossia la doppietta con il Tour. Tentativo estremo, riuscito per l'ultima volta a Marco Pantani nel 1998. Oltre ai problemi di recupero, comunque enormi, lo spagnolo avrà il suo bel daffare con la concorrenza. Nibali, Quintana, Froome più una pattuglia di francesi con il sangue agli occhi.
Festeggiano meno, ma comunque festeggiano anche in casa Astana. Perché Fabio Aru, a soli 24 anni, sta compiendo gli stessi identici progressi di Vincenzo Nibali. Il sardo volante si conferma sul podio a 12 mesi di distanza, scalando anche un gradino. Per lui l'anno scorso anche il quinto posto alla Vuelta. È un uomo da grandissime corse a tappe. È un uomo che deve solo compire l'ultimo gradino per iniziare a vincerle, magari migliorando a cronometro. E soprattutto non si abbatte nelle difficoltà e sa ammortizzare anche giornate nere segnate dai problemi fisici. In più il ds Martinelli si trova in casa un altro potenziale leader da corse di tre settimane, la versa sopresa del Giro 2015, il basco Mikel Landa. Potentissimo in salita, attento in corsa, anche lui va messo sotto con la bici da cronometro.
Al capitolo buone notizie va iscritto sicuramente anche Andrey Amador. Il costaricano della Movistar, un passato da cacciatore di tappe, si è scoperto leader e ha trovato i galloni da capitano sulla strada, che non bluffa mai. Ha tenuto stretto il quarto posto con un'ultima settimana leggermente in calando. Chi è cresciuto esponenzialmente, e sta facendo un pensierino al Tour, è Ryder Hesjedal. Il canadese della Cannondale è uscito prepotentemente alla distanza, dando spettacolo negli ultimi giorni in salita recuperando otto posizioni in generale e chiudendo quinto. Se non avesse perso 5' a La Spezia avrebbe potuto salire sul podio. Bocciatissimi Richie Porte, tormentanto dai problemi fisici ma forse, a questo punto della carriera lo possiamo dire, non adatto alle corse di tre settimane e Rigoberto Uran, due favoriti della vigilia persi per strada.

In casa Italia da segnalare la maglia rossa di Giacomo Nizzolo e quella azzurra (della montagna) di Giovanni Visconti. Tante vittorie di tappa, finalmente, e qualche bel talento scoperto. Davide Formolo e Damiano Caruso su tutti. Appuntamento all'anno prossimo, con partenza dall'Olanda.

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