"Giusto il sogno della Champions. Quattro anni fa lo sembrava la serie A"

Il portiere rivelazione del Monza spera nella Nazionale e oggi, contro la Lazio, gioca la 100ª in biancorosso: "Sicuro, faremo altri passi in avanti"

"Giusto il sogno della Champions. Quattro anni fa lo sembrava la serie A"

Confessa che i suoi supereroi prediletti sono gli Avengers e ci ride su quando pensa che a Monza si racconti come l'Uomo Digre abbia messo in panchina l'Uomo Cragno. Che Michele Di Gregorio sia più concretezza che testa tra le nuvole lo dicono i particolari: per festeggiare le 100 presenze con il Monza, oggi contro la Lazio, ha scelto la centesima gara casalinga della gestione Fininvest e la partita del nuovo record storico di presenze del club: durava proprio da un 2 aprile, Monza-Genoa di B dell'anno 1989.

Di Gregorio, auguri: 100 di queste parate, verrebbe da dire. Ma quale la più bella?

«Quella all'Allianz Stadium su Di Maria: un giocatore pazzesco, un campione del mondo. E il Monza quel giorno vinse in casa della Juve».

Punto fermo di Palladino, lo è stato per Stroppa, preferito a Cragno che tutti pensavano titolare.

«Lo pensai anche io. Ma mi sono allenato forte, non volevo rimpianti. Quando seppi che avrei giocato io all'esordio in A, sia mio che del Monza, mi sono sentito orgoglioso».

Ora è suo il nome spesso accostato all'Azzurro.

«La Nazionale è un sogno, l'apice della carriera».

Quali i punti di forza di Di Gregorio? E quali i paragoni più appropriati per descriverlo?

«Sono innanzitutto un gran lavoratore. Mi è capitato che mi accostassero a Peruzzi, un paragone per me molto generoso...».

Chi è il suo modello?

«Handanovic. Poche parole, ma grandi capacità e forza mentale. Un vero idolo».

Che ne pensa della nuova regola Ifab, che impone ai portieri di non distrarre chi tira i rigori?

«Sarà ancora più difficile parare. Ma a me non cambia molto: non faccio movimenti prima del tiro».

In A chi è il più forte tra i pali?

«Maignan è spaventoso. In lui vedo carisma e una forza mentale che fa la differenza».

Sottolinea di nuovo l'importanza della forza mentale: lei dove la cerca?

«Nella famiglia. Ho tanti tatuaggi, il primo fatto per mio papà, che ho perso quando avevo 13 anni. Gli altri raccontano i miei cari, mio figlio Marcello. Che si chiama proprio come mio padre. Gioco con il 16, giorno del compleanno di papà. E il 16 giugno mi sposerò. Dopo 9 anni di fidanzamento».

Una bella parata anche sullo stereotipo del calciatore giovane, di successo e viveur...

«Questo mondo di fashion blogger non è il mio. Ho accanto una persona umile».

Anche il Monza è umile nel pensare alla salvezza, ma l'anno prossimo quali saranno gli obiettivi?

«Ci sarà uno step successivo. È incredibile vedere l'ambizione di Galliani e Berlusconi».

Intanto la curva dei tifosi alle sue spalle canta il coro «sogno la Champions League»

«Lo conosco (sorride ndr). In fondo, 4 anni fa, chi avrebbe detto che il Monza sarebbe arrivato in A?»

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