Gonzalo, prima i fischi poi una manita rotta in faccia al suo passato

L’argentino sfida i vecchi tifosi chiedendo più cori contro. E gli segna il quinto gol

Gonzalo, prima i fischi poi una manita rotta in faccia al suo passato

«Stasera ho parlato sul campo », ha detto Gonzalo Higuain. Come solo i campioni sanno fare. Il Pipita aveva appena calato la sua personale manita «rotta» in faccia al Napoli. Il San Paolo deve ancora ingoiare il gol dell’ex, rimangiarsi la solita selva di fischi e insulti. Così Higuain mette ancora la sua firma nello stadio che un giorno l’ha tanto amato e adesso gli porta solo odio. Ma lui l’ha sfidato fin dal riscaldamento chiedendo platealmente di alzare l’intensità dei fischi. Poi ha deciso la partita dopo tredici minuti, al secondo tentativo perché Reina era stato strepitoso nel negargli un gol addirittura in avvio.

È la manita. La quinta rete con la maglia della Signora in cinque Napoli-Juventus è una sentenza: Higuain è la bestia nera della squadra di Sarri, l’allenatore che gli aveva costruito attorno la squadra per battere il record di gol in serie A. Così il miracolo di Higuain è completo, non di San Gennaro, dopo essere riuscito ad esserci nonostante una mano rotta, operata a inizio settimana. Questo la dice lunga sulla sua voglia di rivalsa, su quel suo non sentirsi traditore nei confronti della sua ex squadra. Aurelio De Laurentiis una volta lette le formazioni aveva fiutato il pericolo e dimostrato di aver imparato la lezione dopo la passata stagione, quando l’aveva provocato e fu ripagato con una doppietta da urlo del Pipita che aveva spalancato le porte della finale della di coppa Italia ai bianconeri.

Ieri il presidente azzurro aveva cercato di tendere la mano: «Se dovessi vedere Higuain lo saluterei? Io nella vita non provo rancore per nessuno. Mi posso inquietare, ma poi dopo poco dimentico tutto. Nel suo caso dopo un po' di più». Ma Higuain non ha allungato la sua mano ingessata, dopo aver segnato ha esultato, ha roteato la mano sana attorno all’orecchio, quasi a dire non sento i fischi. Poi l’ha portata alla fronte per scrutare dov’era seduto il suo ex presidente. Il messaggio è arrivato al diretto interessato che ha incassato il colpo è non si è più rialzato da quella poltrona. Anche il Napoli è finito a terra di fronte al colpo dell’ex compagno che non ha avuto pietà: un destro chirurgico. Poi Gonzalo ha guidato la resistenza della Juventus: ha protetto palla, ha fatto alzare la squadra, ha rincorso gli avversari. Ha provato anche a ripagare l’assist di Paulo Dybala, ma non è stato preciso. Così ha scaraventato la palla contro i tabelloni, il San Paolo ha ruggito e Mertens ha provato a innervosirlo in maniera plateale. Proprio il suo erede non designato e trovato per «caso» da Sarri. La reazione isterica del belga che fa scena muta e non segna da quattro gare, riassume la frustrazione sua, ma anche di tutto il Napoli.

Il tempo dirà se questo gol come quello dell’andata a Torino di un anno fa, risulterà decisivo per lo scudetto. Di sicuro è una mazzata per il Napoli, già fermato dall’Inter in casa dove ha sofferto anche contro il Milan. Ma è soprattutto un’iniezione di fiducia per la Juventus anche in ottica Champions.

Vincere il primo scontro diretto dopo aver sbagliato tutte le partite ogni volta che si è alzata l’asticella: Atalanta, Lazio e Sampdoria. Lo fa senza prendere gol in casa della capolista spettacolare. Un segnale nel nome di Higuain. Nello stadio del re dalla mano de dios, la manita ingessata è uno schiaffone.

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