Immobile, Leiva e Strakosha ancora positivi, anche ai tamponi effettuati da un laboratorio diverso (il Campus Biomedico di Roma) da quello consueto. Ovvero quello di Avellino che invece, a detta della Lazio, ha riscontrato ieri - nei test previsti dal protocollo per il gruppo squadra a 48 ore da ogni partita di campionato - la negatività dei tre.
È una situazione ormai grottesca quella legata alla vicenda tamponi che riguarda la Lazio: tolto qualsiasi dubbio sull'impiego del bomber, del centrocampista brasiliano e del portiere albanese nella gara di domani contro la Juventus (ma la Lazio precisa che faranno un altro test oggi anche se è già stato attivato di fatto il periodo di isolamento), crescono le perplessità sull'utilizzo di Immobile e Leiva - quest'ultimo non aveva però effettuato alcun test il 26 ottobre prima del Bruges - nella gara di domenica scorsa contro il Torino dopo gli stop ricevuti dall'Uefa per le sfide di Champions. Il responso positivo dei test di ieri (confermato anche dalle controverifiche dei tamponi) ha obbligato il laboratorio romano a comunicare gli esiti alla Asl competente, in modo da poter subito tracciare i contatti dei giocatori in questione.
E intanto la Procura Figc prosegue la sua inchiesta sui tamponi variabili e sulle troppe zone d'ombra anche nella comunicazione con le autorità sanitarie. Secondo alcuni si potrebbe arrivare a una penalizzazione del club biancoceleste, secondo altri a una semplice ammenda, anche se i tempi per una decisione definitiva potrebbero essere lunghi. Al momento i giocatori fermi ai box sono, oltre a Immobile, Leiva e Strakosha, Djavan Anderson e Lazzari, fuori dalla circolazione (anche se mai formalmente dichiarati positivi) dal 26 ottobre, prima della gara europea con il Bruges. Luis Alberto ha invece comunicato giovedì di essere tornato negativo e sarà disponibile, anche se non al meglio, per la partita con la Juve.
E mentre i fari restano puntati sulla Lazio (Lotito parla apertamente di «complotto» verso la sua squadra e ieri in Consiglio di Lega ha provato a spiegare la posizione della Lazio, ma il presidente Dal Pino ha riportato la discussione su temi più generali), la Confindustria del pallone pensa a un laboratorio unico dove poter effettuare i tamponi, quindi a un sistema di controlli centralizzato con le stesse procedure di analisi, dal prelievo alle sequenze genetiche da processare, fino alla conservazione dei test. Un passo necessario ma che forse arriva un po' in ritardo, considerando la crescita esponenziale dei casi e la confusione che si sta creando intorno al tema tamponi. Sono state richieste delle quotazioni sui costi a vari centri specialistici, anche se un problema potrebbero essere il numero di reagenti disponibili a fronte di centinaia di tamponi richiesti ogni settimana dai club di A.
Dal Pino ha
poi scritto al presidente della Federazione Medico Sportiva Casasco: si studieranno insieme le modalità per creare regole più stringenti per la serie A sul protocollo medico, sulla base di quello predisposto da Cts e Figc.
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