Tutto è iniziato con uno scoop questa settimana nel programma «En boca de todos», del canale televisivo spagnolo La 4, classico contenitore del mezzogiorno di notizie e gossip: l'esistenza di uno strano contratto che i calciatori professionisti porterebbero ormai sempre con sé, da far firmare alle ragazze con cui vogliono intrattenere una relazione sessuale occasionale. Un documento di tre pagine dove sostanzialmente si mette nero su bianco tutto ciò che verrà compiuto durante l'incontro, che tipo di sesso verrà praticato e addirittura l'opzione «Eventuale violenza». Tutto attraverso delle caselle da barrare, come dei questionari. Dopodichè, appunto, doppia firma e via ai bagordi; guai a sgarrare, allora sì che arriverebbero i problemi. «Per i calciatori è una sorta di auto-difesa dopo i recenti casi di stupro denunciati da alcune ragazze», hanno spiegato quelli di En boca de todos, con tanto di documentazione video di questi contratti che in realtà non hanno nessun valore legale.
Il fatto è che in Spagna, appunto, gli stupri dei giocatori nei confronti delle donne sono diventati quasi la norma, nel senso che cominciano ad essere troppi, fin da quando il brasiliano Dani Alves è finito in carcere, condannato di violenza sessuale su una donna nei bagni di una discoteca di Barcellona, nel gennaio del 2022: 4 anni e 6 mesi di galera ridotti a uno e 2 mesi dopo il pagamento di una cauzione di un milione di euro da parte di Alves, con contributo (150mila euro) dell'ex compagno di squadra Neymar. Dopo di lui altri calciatori sono finiti nei guai con la giustizia per lo stesso motivo: Rafa Mir del Valencia, accusato di violenza di gruppo a una ragazza e rilasciato in attesa di giudizio dopo una notte al gabbio, oppure Hugo Mallo, ex capitano del Celta Vigo condannato da un tribunale di Barcellona a 20 mesi per aver palpeggiato la mascotte dell'Espanyol. Tutta roba di questi giorni.
Un andazzo preoccupante che si aggiunge, venendo alla Serie A, al caso dell'islandese Gudmunsson (nella foto), della Fiorentina, su cui pende un processo in patria proprio per «condotta sessuale inappropriata» nei confronti di una donna.
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