
Nel braccio di ferro tra Fininvest e fondo cinese, il Milan rischia di rimetterci l'attuale mercato. Da giorni continua il balletto tra la holding della famiglia Berlusconi e l'advisor Nicolas Gangikoff per le date del preliminare da una parte e per le scelte sul futuro assetto tecnico della squadra dall'altra. Così succede che a rimetterci è con il club anche il suo popolo di tifosi che ha perso la pazienza e forse anche la speranza di assistere a un concreto rilancio per la prossima stagione. Il punto della questione è ora più chiaro di qualche settimana fa. Fininvest, l'anno scorso, di questi tempi, ha investito 150 milioni (tra rinforzi e bilancio annuale) che in un primo tempo dovevano finire sulle spalle di Bee Taechaubol.
Insomma si doveva trattare di un anticipo. Il broker thailandese, investito dalla crisi delle borse asiatiche, si è ritrovato nel bel mezzo della tempesta e non è riuscito a raccogliere la cifra (480 milioni) necessaria per acquistare il 48% delle azioni rossonere. Per evitare una ripetizione del caso mister Bee, l'azionista ha dato mandato all'ad Galliani di non fare movimenti che possano incidere sulle casse, l'ultima quella di Lapadula in parte coperta dal riscatto di El Shaarawy. È convinzione di molti osservatori che il fondo cinese voglia chiudere il preliminare dopo la conclusione del mercato per evitare di essere chiamati a rispondere delle eventuali scelte tecniche. Non solo ma hanno chiarito inoltre che dopo la firma, le scelte non condivise (per esempio su Musacchio o Zieliski) dovranno essere sottratte dalla cifra complessiva sborsata per avere il 100% del Milan stesso (750 milioni di euro).
A questo punto lo scenario è sempre più incerto, compresi i dubbi sul conto del fondo cinese.
C'è chi pensa che il procedimento classico (gruppo di imprenditori cinesi che incaricano un esperto di acquistare il Milan) sia stato capovolto da Sal Galatioto (l'advisor che tenta di mettere insieme gli investitori). Ma chi ci rimette è solo il Milan, oltre che i suoi tifosi.
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