Eddai Valentina! Scendi in pedana, cosa ci stai a fare lì seduta in tribuna con mascherina d'ordinanza Covid. No! la maschera della scherma ti sta meglio. Non si scarica adrenalina in tribuna tra parrucconi vippeggianti, sorrisi di rappresentanza e qualche idea di sepolcro imbiancato. Vedere Valentina Vezzali seduta sul palco autorità di una Olimpiade fa un certo effetto: lei, proprio lei, dall'altra parte della barricata e della pedana. Lei così agonista, e non certo salottiera. Questa notte la scherma è partita con le sue sfide: oggi, poco dopo l'ora del pranzo (italiano), le prime medaglie. Chissà, avremo una donna di spade? Magari la sfolgorante Rossella Fiamingo (selezionata insieme a Mara Navarria e Federica Isola) che, nello sport, ha conquistato belle medaglie ed ora, a 30 anni, si sta avviando sulla strada della vita: forte della sua laurea in Dietistica. La Dietistica però non si sposa con la fame di medaglie: controsensi della vita. Senza dimenticare che sono scesi in gara anche gli uomini della sciabola (Berrè, Curatoli, Samele).
Vezzali, in pedana, aveva fame (di ori) atavica e ancora sarebbe pronta a non mollare nulla. Però il mondo e le prospettive cambiano. Che senso ha oggi Vezzali per la scherma? Presenza che galvanizza? Oppure girerà al negativo, mettendo sotto pressione le eredi e tutta la compagnia azzurra? Vedremo. Valentina metterebbe del suo per usare ancora il fioretto, magari nella veste di sottosegretario allo sport dove naviga tra i linguacciuti della politica, tra le disfide del governo sportivo, e qualche volta dimentica perfino di essere stata ex campionessa. Certe risposte di ottocentesco equilibrismo non sono degne di una atleta che, se poteva, ti infilava il fioretto perfino nell'ombelico pur di stenderti (sportivamente). Stavolta, invece, come Bubka, Coe e tanti altri grandi dello sport, farà da testimone, magari testimonial di una scherma azzurra di successo. Sarà il ministro che ti aiuta, ma con un sorriso e niente più. Invece Lei, proprio Lei, per il suo movimento scherma serviva eccome sulla pedana. Non solo perché vinceva. Raramente produceva diciamo simpatia. Regalava adrenalina alle azzurre del fioretto e magari a quelle che le passavano solo di fianco. Fossero pure di altre arma. Le compagne non ne hanno mai fatto una miss simpatia, ma poi tutto serviva per emulazione, voglia di batterla, rabbia per rapporti difficili, magari l'idea di farle pagare qualche cattiveria. Dall'alto dei suoi podi, Valentina diceva: avanti, vediamo cosa sapere fare? Ora invece se ne starà lì, una come tanti: parte che non le appartiene. Sennò non sarebbe arrivata a suo tempo in Parlamento, oggi al ministero dello Sport. Per la Vezzali, certamente, Sport si scrive con la maiuscola ed è quello che potrà, potrebbe, dire alla sua gente e a tutti gli atleti nostri.
Non ha altra arma per sentirsi parte dell'agonismo. Non sappiamo chi soffrirà di più: lei in tribuna, gli altri sul campo. Servirebbe che regalasse un po' del suo veleno da regina vincente. Forza Valentina, un po' di altruismo.
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