La storia ci ha abituati, purtroppo, agli odiatori seriali. Un po' meno ad un magistrato odiatore, seppur per tifo. Ed è un peccato che questa bella stagione del Napoli rischi di essere messa in discussione proprio da tifosi definibili eccellenti, offrendo un alibi agli juventini. La vicenda è nota fin da ieri: Ciro Santoriello, magistrato della Procura di Torino, definito colto e di spessore anche da un avvocato vicino alla Juve, si è lasciato comandare dal tifo nell'esprimere i sensi del suo credo. Ovvero: «Sono tifosissimo del Napoli e odio la Juve. Sono contro i ladrocini in campo». Pur aggiungendo che «da antijuventino», quando è stato il caso, ha assolto il club nel 2016 per accusa di falso in bilancio che poi ha fatto giurisprudenza. Il giudice, esperto di reati economici e componente della direzione distrettuale antimafia di Torino, che ieri non ha voluto commentare la vicenda, dunque non è proprio un tipo da discorsi da bar, anche se i discorsi al bar possono avere più intelligenza ed arguzia. Insomma non è un fesso che lascia andare la lingua e dimentica la testa. Eppure nel 2019, durante un convegno e ripreso da un video, si è lanciato in un atto di fede e di odio che oggi gli si rivolta contro, soprattutto alla luce della inchiesta Prisma nella quale Santoriello è uno dei tre pm che indaga sul club: i primi risultati si sono visti nella recente sentenza e forse il peggio non è ancora arrivato. Ora, in un mondo dove si dubita anche di un arbitro nato a Seregno designato per un match fra Inter e Napoli, immaginate cosa possa pensare il mondo Juve di queste parole in fuorigiri. Non a caso, prima di Salernitana-Juve, Francesco Calvo, neo cfo bianconero, ha commentato la vicenda: «Alcune frasi estrapolate dal proprio contesto possono assumere un significato diverso da quello che hanno in verità... Questo vale per la Juventus e per il caso citato. La Juventus dà sempre rispetto e allo stesso tempo pretende rispetto in tutto l'iter giudiziario».
E siccome il diavolo fa le pentole e talvolta i coperchi, ieri si è aggiunta una ulteriore chicca. Fra i giudici del collegio di garanzia del Coni, che valuterà la legittimità della recente sentenza, c'è un'area napoletana diffusa. Niente di male, però se Gabriella Palmieri è solo nativa locale, Marcello De Luca Tamajo è stato dirigente del Napoli, ai tempi della presidenza Ferlaino, e un altro membro, Vincenzo Cesaro, che però non farà parte del collegio giudicante, sembra un ultrà per quello che ha scritto sugli Agnelli e sui casi della Juve. Siamo già a due indizi, che fanno una coincidenza.
Tre Il ministro dello Sport Abodi si è messo in stand by nel giudizio, in attesa di vederci più chiaro, ma Federcalcio e Coni dovrebbero metterci naso. Tutti sappiamo che nessuno è perfetto e i giudici sbagliano come gli arbitri. Ma, almeno nel calcio, stiano zitti come gli arbitri. E intanto Santoriello si è beccato il tapiro.
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