I tedeschi non sanno più come aiutare la Ferrari

Botto all'ultimo giro fra Hamilton e Rosberg, vince Lewis. Raikkonen è 3°. Vettel ko, gomma esplosa

I tedeschi non sanno più come aiutare la Ferrari

Cose brutte. Lo spatasciamento di gomme in diretta mondovisione con protagoniste assolute la Pirelli e la Ferrari. Cose belle. L'autoscontro all'ultimo giro fra piloti veri in un team che fin qui ha avuto forza e fegato e incoscienza per lasciar liberi i suoi due ragazzi meravigliosi e cattivi, affamati ed egoisti, talentuosi e pericolosi e coraggiosi.

Cose brutte. La Ferrari che neppure stavolta approfitta dei pasticci über alles e il boss Ferrari Arrivabene che proprio non ce la fa a trattenersi e si para dietro lo scudo della sfiga e sbotta "la sfortuna non ci vuole mollare". Cioè esattamente quel che nello sport non si dovrebbe dire. Nello specifico, il capo della Rossa è incacchiato per il cedimento della gomma posteriore destra che al giro 26 ha tolto di mezzo Seb Vettel in quel momento primo per via del valzer dei pit stop e che studiava l'impresa: gara su una sosta sola per piazzarsi là davanti a scombinare piani a tutti. Ma non è stato. E ora si dovrà capire cosa sia successo. La Ferrari non ha puntato il dito contro la Pirelli (che, infatti, aveva indicato in 16 i giri consigliati con quella mescola) e la Pirelli dai brandelli dello scoppio non è ancora riuscita ad arrivare a una diagnosi. La sensazione forte è che il limite fosse vicino e la Rossa ci abbia provato e che magari il solito cordolo abbia poi fatto il resto. "Non ci sono stati avvisi di cedimento, è successo all'improvviso" confermerà Vettel, "è un punto interrogativo".

Cose belle. Quei due della Mercedes, Hamilton alla fine vittorioso, e Rosberg da primo alla fine quarto, che si sono tirati colpi sotto cintura e però al tappeto è andato solo il secondo. Perché è vero che Nico ha prolungato all'inverosimile la staccata mentre Lewis, all'esterno, lo aveva sopravanzato (non completamente) ma è vero anche che essendo all'interno aveva diritto di impostare la curva. E Lewis lo sapeva. Proprio qui l'inglese è stato geniale. Nello sterzare secco verso destra (come Schumacher nel 1997 a Jerez su Villeneuve, ma Michael non fu geniale e perse il titolo) sapendo che o l'andava o la spaccava. Nico parla di "problemi ai freni" e si dice stupito dalla mossa "perché non ci sarebbe dovuto essere alcun contatto, io mi trovavo all'interno della traiettoria ed avevo tutto il tempo per poter impostare la curva...". Lewis ribatte "avrà avuto un problema ai freni, non capisco perché sia andato così lungo". Prova della bastardata reciproca fra i due, il verdetto pilatesco dei giudici tre ore dopo che di fatto grazia l'imputato Rosberg: 10'' in meno sull'ordine d'arrivo. Ovvero, non gli è cambiata neppure la posizione al traguardo. Praticamente scagionato dalle accuse: quella del botto e quella per il pericolo creato nel voler finire quell'ultimo giro con l'ala a pezzi sotto il musetto. Anche perché i giudici sono ex piloti e sanno che a poche curve dal traguardo si fa di tutto per portare a casa il piazzamento. Fatto sta, alla prossima. A Barcellona c'era stato il botto al via, ieri a Zeltweg il botto alla fine. In Catalogna ne aveva approfittato baby Verstappen per andare a vincere; in Austria ne ha approfittato ancora lui: 2°. Davanti alla Ferrari di Raikkonen che non ha approfittato di niente, anzi ha pagato le bandiere gialle di Perez.

Cose brutte. E ora la Mercedes che aveva adottato una linea permissiva nella gestione di Nico e Lewis potrebbe correre ai ripari.

Il boss Wolff l'ha detto: "So che è impopolare, mi fa vomitare solo l'idea, ma dovremo valutare gli ordini di scuderia". Speriamo di no. Per il bene di uno sport che perde audience ma resta sordo ai segnali e continua a cercare show (gomme, ali mobili) in modo artificiale mentre castra quello vero e naturale. Quello che nasce dai piloti.

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