Mentre tutti i piloti di MotoGp fremono dalla voglia di ritornare in pista e darsi battaglia curva dopo curva, ce n'è uno, invece, che rischia di dover dire addio a tutto quello che, fino a pochi mesi fa, era il suo lavoro e soprattutto la sua vita. La carriera di Andrea Iannone, infatti, potrebbe concludersi in anticipo e nel peggiore dei modi. Tutto è iniziato nel novembre 2019, quando il pilota Aprilia era stato trovato positivo ad uno steroide anabolizzante in seguito ad un controllo antidoping durante il GP di Malesia. L'assunzione di sostanze proibite era stata definita accidentale (carne mangiata durante la stagione in Asia), ma ciò non aveva precluso la comminazione della pena: il 31 marzo la Corte disciplinare della Fim lo ha punito con una sospensione di 18 mesi.
Nelle scorse ore, però, mentre Iannone chiedeva l'annullamento della sanzione al Tas, contemporaneamente la Wada, l'Agenzia mondiale antidoping, è ricorsa in appello, invocando per il pilota italiano un aumento della squalifica a 4 anni. Una pena che, se venisse confermata (l'udienza non è ancora fissata), metterebbe la parola fine sull'avventura di Iannone in MotoGp. Anche perché Aprilia si era detta disposta ad aspettarlo per 18 mesi, ma ovviamente tutto cambierebbe se diventassero 48.
«È una non notizia - ha commentato Massimo Rivola, amministratore delegato di Aprilia Racing -. Si sapeva fin dall'inizio della richiesta dei quattro anni. Penso che la Wada cerchi di creare una punizione esemplare per mostrare la propria importanza. La cosa positiva è che, con l'ufficializzazione del Tas, speriamo che la situazione si risolva entro l'estate, permettendoci così di poter pianificare al meglio le prossime stagioni».
Intanto, al posto di Iannone, Aprilia affiderà una delle due moto
ufficiali a Bradley Smith, già collaudatore e terzo pilota. Sull'altra, invece, ci sarà ancora Alex Espargaro, che ha prolungato il suo contratto fino al 2022, come annunciato dalla casa di Noale.(ha collaborato Maria Guidotti)
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