Infortuni da ripartenza, tocca a Ibrahimovic. Era uno dei più in forma

Sospetta lesione al polpaccio, oggi gli esami. Si era temuto il tendine d'Achille. Rischia un lungo stop

Infortuni da ripartenza, tocca a Ibrahimovic. Era uno dei più in forma

È la prima vittima illustre della fase 2 degli allenamenti in serie A, quelli collettivi. Fatale a Zlatan Ibrahimovic la partitella di fine seduta con i compagni di squadra nella quale ha avvertito un forte dolore al polpaccio (che già lo aveva costretto a fermarsi a febbraio, gara saltata con il Verona), l'attaccante del Milan è uscito dal campo sofferente ma con le proprie gambe e attende l'esito gli esami strumentali di oggi. Da escludere quindi l'ipotesi più grave, ovvero un problema al tendine d'Achille, più facile che si tratti di uno stiramento o di una lesione muscolare, al soleo o ai gemelli del polpaccio. Il rischio è almeno un mese di stop, Ibrahimovic salterà le prime gare dell'eventuale ripresa del torneo e il calendario fitto di partite comporterà una gestione saggia del campione svedese, che a ottobre compirà 39 anni.

Di sicuro uno stop che non ci voleva ora che i motori del gruppo milanista si stavano lentamente riavviando. Tra l'altro Ibrahimovic era il più in forma della rosa di Stefano Pioli: durante il lockdown, aveva cercato di mantenere la condizione atletica visto che a Stoccolma (da dove era rientrato solo l'11 maggio scorso) si era potuto allenare con l'Hammarby, la squadra di cui è comproprietario e che non ha nascosto l'idea di convincerlo all'ultimo campionato in patria quando sarà il momento. E al ritorno in Italia, dopo una breve quarantena a Milanello di 68 ore durante le quali aveva comunque lavorato a livello individuale e svolti i test richiesti dal nuovo protocollo sanitario, si era subito lanciato con entusiasmo nel progetto di ripartenza del torneo.

È stato proprio l'attaccante a trascinare la truppa milanista nei primi giorni di allenamenti di squadra, ecco perché il suo infortunio stupisce. E di fatto conferma i timori raccontati dal Giornale già diverse settimane fa e ribaditi da allenatori e preparatori atletici, per i rischi che i calciatori corrono nell'accelerazione verso il ritorno in campo, dopo la lunga sosta forzata e senza un congruo periodo di riadattamento all'agonismo. Quello del fuoriclasse svedese è infatti il caso più eclatante, ma ce ne sono già stati altri, come quello del difensore greco del Napoli Manolas (distrazione di secondo grado alla coscia destra) e del portiere spagnolo della Roma Pau Lopez (microfrattura al polso sinistro per una parata troppo... fiacca, colpa della lunga inattività?), senza contare decine di infortuni più lievi. Tutti nella cosiddetta fase 1 (terminata da pochi giorni) ovvero quelli delle sedute individuali e solo facoltative.

La data del 13 giugno per l'ipotizzata ripartenza della A, scelta dalla maggioranza dei club ma messa a rischio dal Decreto governativo che blocca gli eventi

fino al 14, si carica così di nuove incognite: le stesse che il patron dell'Udinese Pozzo, uno dei più dubbiosi sulla ripresa, aveva esternato con una lettera inviata a Figc, Lega, Coni e al ministro dello sport Spadafora.

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