Da Inner a Marsaglia, partenza col botto. L'Italia torna valanga

Stagione iniziata alla grande con Moelgg 5° in coppa. Solo le ragazze stentano. E adesso si torna sulle Alpi

Da Inner a Marsaglia, partenza col botto. L'Italia torna valanga

Tre italiani fra i primi otto della classifica generale di coppa del mondo. Due vittorie, altri due podi e sei piazzamenti fra i primi cinque nelle sette gare disputate finora. Forse solo ai tempi della Valanga Azzurra o nell'era Tomba la stagione era cominciata così bene per l'Italia dello sci, che dal prossimo fine settimana sarà in pista sulle Alpi, Val d'Isère sabato e domenica per un gigante e uno slalom e poi in Italia, Val Gardena, Alta Badia e Madonna di Campiglio, dove la sera del 18 dicembre si tornerà a gareggiare in slalom.
L'atmosfera in squadra è euforica e ricorda molto quella vissuta ai Mondiali di Garmisch del 2011, quando Innerhofer e compagni conquistarono cinque medaglie e tutto veniva facile. La cosa strana è che finora i più delusi sono stati gli atleti più attesi della vigilia, Max Blardone, Cristian Deville e Stefano Gross, che nella passata stagione avevano totalizzato la bellezza di undici podi in tre e che per ora hanno dovuto limitarsi a fare i complimenti ai compagni di squadra, azione non sempre facile in uno sport individuale come lo sci. A brillare sono stati invece il numero uno azzurro delle ultime stagioni Christof Innerhofer, straordinario vincitore nella discesa di Beaver Creek, Davide Simoncelli, eccezionale terzo domenica in gigante, e soprattutto Manfred Moelgg, che in tre gare non è mai andato oltre il quarto posto e che con 180 punti è 5° nella classifica generale alle spalle di campioni come Svindal, Ligety, Hirscher e Jansrud.

Da celebrare e festeggiare ci sono poi le sorprese, che portano il nome di Werner Heel, che proprio sorpresa non è visto il passato vincente, ma che molti consideravano finito dopo due inverni di crisi nera, e soprattutto Matteo Marsaglia, il viso nuovo e bello del nostro sci. Vincere in superG sulla pista di Beaver Creek, una delle più toste del circuito, non è impresa da poco, basta aver visto e seguito la gara per sapere che il ventisettenne romano ha vinto con merito, sciando meglio e sbagliando meno dei rivali. Bisogna quindi rendere onore a Matteo, al suo coraggio di osare e alla sua intelligenza tattica, aspettandolo naturalmente alle prossime gare, dove senz'altro non potrà partire con la stessa leggerezza d'animo e lo spirito "come va va", perché sarà lui il primo a pretendere di più da se stesso, per sempre ormai. Il romano-piemontese è un "malato" di sci come tutta la sua famiglia, perché papà Andrea è maestro di sci e allenatore, la sorella Francesca gareggia come lui in coppa del mondo e l'altro fratello Eugenio ha mollato da qualche anno dopo averci comunque provato. Solo mamma Roberta Cosi sugli sci non è un fenomeno, lo è invece con la racchetta da tennis, che insegna e di cui è stata prima categoria in gioventù. Matteo non è arrivato al vertice senza fatica, anzi. Nel suo passato c'è stata in realtà più sofferenza (moltissimi gli infortuni, anche gravi) che gioia, ma nei suoi occhi da qualche tempo c'è solo quest'ultima, perché fisicamente si sente a posto e «perché finché non fai un gran risultato non sai mai quel che puoi valere, ma quando cominci ad andare forte tutto diventa automaticamente più facile».

Un gran risultato servirebbe tanto in questo momento alla squadra femminile, dove a differenza di quella maschile la tensione si taglia a fette.

I quinti posti di Daniela Merighetti in discesa e Irene Curtoni in gigante sono stati finora il meglio offerto dal gruppo, martoriato dai problemi fisici (Moelgg, Brignone, Fanchini, Schnarf, Gianesini… infortuni e acciacchi per tutti i gusti) e da venerdì in pista a St. Moritz per supercombinata, superG e gigante.

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