Sotto gli occhi di Diego non poteva che finire così: quattro gol uno più bello dell'altro. Così il Napoli ha rispedito a casa una Roma irriconoscibile, completamente in soggezione dell'avversario, la sua peggior esibizione stagionale al cospetto del cuore del Napoli, spettacolare come poche altre volte quest'anno.
Difficoltà inattese da parte della Roma hanno consegnato il match a un Napoli convincente a livello di manovra, merito anche di un assetto più equilibrato con Zielinski e non un ulteriore attaccante, schierato da sotto punta dietro Mertens. A tratti è sembrato un 4-3-3, storico schema tattico degli azzurri, la determinazione ha fatto il resto: perché ad eccezione di un avvio balbettante causa errori gravi di Ruiz che stavano spianando autostrade verso Meret, poi il Napoli ha messo ordine e dettato i tempi del gioco. Buona la copertura di Demme davanti alla difesa ma sono state le accelerate sulle due fasce laterali a creare scompensi tra i giallorossi: Spinazzola in affanno perenne su Lozano e Ibanez in ritardo su Insigne. Il difensore brasiliano, già ammonito, avrebbe meritato il rosso per uno schiaffo a Mario Rui non visto dall'arbitro. Più gioco, e di qualità, del Napoli che ha concretizzato la superiorità con il proprio capitàno nel modo più spettacolare e scontato: punizione alla Diego con palla sopra la barriera (Mirante però non impeccabile) e dedica al Re con la maglia numero dieci baciata per tre volte. La stessa che Lorenzo - dopo aver sistemato un mazzo di fiori sotto la curva prima della gara - aveva adagiato nel cerchio di centrocampo durante il minuto di raccoglimento, una maglia fac-simile di quella tradizionale indossata dalla nazionale argentina. Sarebbe stato doppio vantaggio all'intervallo se Mirante non si fosse riscattato con una parata niente male su destro ravvicinato di Mertens.
Ripresa più intensa, merito dell'esigenza romanista di avanzare il baricentro e della frenesia azzurra nel cercare il raddoppio. In pratica squadre allungate ma l'uscita anzitempo di Veretout e la pessima serata di Mkhitaryan hanno danneggiato e non poco la formazione di Fonseca, costretta a concedere il palleggio ai padroni di casa. Si è distinto Zielinski, signore della mediana, con incursioni continue che hanno creato superiorità sulla trequarti e occasioni non concretizzate fino a quando Fabian Ruiz si è ricordato di possedere un ottimo mancino: lo ha rispolverato e con un tocco da biliardo ha fatto secco Mirante, più sorpreso che reattivo.
Roma stordita e dopo poco sepolta dal tris di Mertens: non poteva mancare la firma di Ciro, l'ultimo soldato azzurro ad aver raccolto l'eredità del Re. E la ciliegina finale di Politano, naturalmente anche lui alla Diego.
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