Tre punti e 4 gol (a 0): l'Inter rivitalizza le statistiche di stagione e soprattutto gonfia la sua classifica in Champions League. Stella Rossa troppo debole per opporsi ai campioni d'Italia, che con l'ampia rotazione di Inzaghi, risparmiano anche energie importanti in vista della sfida di campionato col Torino. Lo specchio che il tecnico serbo Milojevic oppone a Inzaghi, cambiando per l'occasione il proprio tradizionale sistema di gioco, serve solo a riflettere la superiorità dell'Inter, che nei primi 20 minuti minuti segna un gol buono (Calhanoglu, su punizione avvelenata dal tocco di Krunic), due in fuorigioco (Arnautovic e Dumfries, non serve il Var) e un altro paio li sbaglia con dolo Mkhitaryan. Sommer fa un'unica parata, alla fine del primo tempo, respingendo col petto un tiraccio di di Ndiaye sporcato da De Vrij, capitano di serata.
Senza Dimarco, il lato forte dell'Inter stavolta è a lungo quello destro, dove Dumfries giganteggia. Taremi segna l'ultimo gol su rigore (Calhanoglu già uscito) ed è decisivo nel secondo e nel terzo, quando ruba palla agli avversari, Arnautovic riempie l'area serba con i suoi muscoli e ha il merito del 2-0, che toglie l'Inter dall'impaccio di una partita ancora incredibilmente in bilico quasi a metà della ripresa, prima che i serbi si sciogliessero com'era logico che fosse e come era parso ovvio fin dai primi calci di serata. La super Champions è anche questo, ma le squadre deboli c'erano anche nella formula a gironi.
La Stella Rossa è infatti un manipolo di mestieranti, anche modesti a questo livello, più il frizzante talento del 17enne Andrija Maksimovic, mancino puro, uno che non resterà a lungo a Belgrado e che se non si perde può scrivere importanti pagine di calcio. Parte dal centro destra, incrocia spesso Mkhitaryan, ma per quanto smilzo e acerbo è difficile da prendere per tutti. In curva Sud, un centinaio di tifosi serbi, presenti nonostante il divieto di trasferta e circondati una un robusto cordone di steward.
L'ex milanista Krunic, per intenderci sul significato di mestierante, fa il regista davanti alla difesa e da quella posizione perde il pallone fatale per il raddoppio nerazzurro: lesto Taremi a sfilarglielo dai piedi e a servire Arnautovic, che segna a porta quasi vuota, mettendo la sordina ai fischi amici che ormai accompagnavano le sue giocate.
Alla festa del gol
si iscrive ovviamente anche Lautaro, che ormai ci ha preso gusto. Entra proprio al posto dell'austriaco e sfrutta il pallone che Taremi ruba al capitano Spajic. Quindi conquista il rigore. Mezz'ora da capitano ritrovato.
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