Una cattedrale nel deserto. Il peggiore incubo del sindaco Beppe Sala si sta materializzando. Il vertice di un'ora convocato ieri alle 9.15 a Palazzo Marino per costringere Milan e Inter a scoprire le carte dopo i rumors delle ultime settimane ha chiarito che i club potrebbero separare i propri destini: rinunciare al nuovo stadio condiviso accanto al Meazza e realizzare un impianto a testa, i rossoneri sull'area privata dell'Ippodromo la Maura, sempre in zona San Siro, i nerazzurri su terreni fuori Milano. E il Meazza, dopo quattro anni di polemiche, ricorsi, minacce di vincoli, potrebbe salvarsi dalla demolizione ma rimanere paurosamente vuoto. «Viene fuori una cosa molto evidente, il vecchio San Siro non lo vuole più nessuno - ammette Sala al termine -. Sono amareggiato, da sindaco di Milano, cittadino e tifoso, però si era ampiamente capito». Ora però rischia di sfumare anche il progetto da 1,3 miliardi per il nuovo stadio e la riqualificazione dell'area a San Siro, un doppio autogol per il Comune. Il presidente del Milan Paolo Scaroni ha ufficializzato al sindaco l'interesse a realizzare uno stadio rossonero a La Maura. L'Inter, che giorni fa aveva fatto trapelare un piano b, ha ribadito che non è un bluff: «La priorità per noi rimane il progetto con il Milan a San Siro» assicura l'ad Antonello durante e dopo il vertice, precisando quindi che non è l'Inter a sfilarsi per prima, ma «ci hanno chiesto due-tre settimane per valutare l'altra opzione e aspetteremo la decisione del Milan. E rimanere da soli al Meazza anche per noi è fuori discussione, abbiamo già firmato un non-disclosure agreement (un accordo di riservatezza) con la proprietà di un'area fuori Milano», in un Comune dell'area metropolitana. «Ci ha lasciato sorpresi» la fuga in avanti del Milan ha ammesso, «stavamo procedendo insieme nel progetto. Poi è chiaro che quando ci sono cambi di proprietà le visioni possono cambiare». Un segnale che ci possa essere una duplice visione anche tra i rossoneri è la presenza del ceo Giorgio Furlani accanto a Scaroni, l'ex ad Ivan Gazidis raramente si è visto in Comune in passato. Tra le opzioni esaminate il Milan al tavolo ha citato ancora San Donato e Rozzano mentre le ex aree Falck a Sesto San Giovanni sarebbero «problematiche».
La giunta ha fissato altri paletti e 40 milioni di investimenti in più ai club per il via libera al nuovo stadio di Milan-Inter a San Siro: «Il processo va avanti - spiega - ma ho chiesto di rispondere in 2-3 settimane alle richieste o dirci se abbandonano questa ipotesi, aspettiamo che il Milan sciolga questo dubbio». Gli ambientalisti minacciano già ricorsi e flash mob a La Maura. A Sala l'ipotesi non dispiace. Il vecchio Meazza «sarà un problema in più per il Comune.
L'unica via sarebbe aprire a operatori che lo vogliano usare per eventi, concerti». Ormai «vale talmente poco che il Comune potrebbe cederlo a una delle squadre a prezzo stracciato», ma «vogliono uno stadio moderno per aumentare i ricavi».
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