L'Inter cade all'ultimo minuto, quando credeva di avere ormai un posto nel G8. Resta uno strapuntino, che le 2 partite di gennaio hanno ancora il tempo di trasformare in comoda poltrona. Vince il Leverkusen, ora in classifica alla pari dei nerazzurri. Sommer subisce il primo gol in 6 partite di Champions e manca il record, ma non è questo che fa male a Inzaghi. Tedeschi solidi e in condizione, meglio di quando hanno incontrato il Milan a settembre, sicuramente molto forti e alla sesta vittoria consecutiva. A un primo tempo d'assalto sommano una ripresa più prudente e ragionata: l'Inter anche a queste altezze è ormai realtà consolidata, che preoccupa pure quelli bravi. Qui l'errore è quello di adattarsi al ritmo imposto dal Bayer, soprattutto nell'ultimo quarto d'ora, forse pensando che fosse già finita, che nulla potesse schiodare lo zero e zero di partenza e invece un colpo secco di Mukiele al 90' chiude una flipperata lunga una quindicina di secondi, tutta nell'aria nerazzurra.
La partenza di Xabi Alonso sorprende un po' Inzaghi, che probabilmente aspettava l'avversario schierato in modo differente. Serve un quarto d'ora di passione per prendere le misure al Bayer, in cui per esempio lo spagnolo Grimaldo si muove insolitamente all'interno, mentre la stellina Wirtz parte in appoggio al centravanti Tella, ma di fatto è l'uomo in più in mezzo al campo, quello che spariglia i conti dell'Inter. La traversa di Tella, innescato da Frinpong dopo appena 3 minuti, è l'apice dell'iniziale sofferenza nerazzurra, poi solo tiri da fuori area o mischie da far west sui calci d'angolo.
Poco a poco, Calhanoglu, ex lontano (7 anni) ma ancora calorosamente applaudito dal pubblico di Leverkusen, riesce ad alzare la squadra oltre la linea di metà campo, pur nella consapevolezza che la riaggressione avversaria è una delle più intense d'Europa, guai quindi a sbagliare l'uscita. L'Inter è meno intensa di altre volte, così come Bastoni (soprattutto) e Bisseck sono frenati rispetto al solito, rare le loro accelerazioni in territorio altrui. Per tamponare la fascia forte del Bayer, quella di Frinpong, Inzaghi anticipa il primo cambio rispetto alle abitudini: dentro Dimarco per Carlos Augusto.
Quasi a metà stagione, è conclamato che Frattesi e Zielinski sono valide alternative, buone per occasioni come questa, importanti, ma non troppo. Barella e Mkhitaryan sono un'altra cosa. E infatti quando non si può sbagliare giocano loro.
Qui, Inzaghi guarda un po' al campo (dentro Barella) e un po' alla tabella del minutaggio (fuori Calha, anche ammonito) per altri due cambi, insieme alla staffetta fra la ThuLa, quasi scontata in Champions. Thuram fa poco, Lautaro niente, a parte protestare per il poco recupero (3 minuti) avuto per rimediare al gol tedesco.
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