Non c'è un bel clima nell'Inter. I tempi dei festeggiamenti di scudetto e Coppe sono lontanissimi, dimenticati. Lo spogliatoio, è scosso, diviso. Le 3 sconfitte in 6 partite sorprendono solo chi aveva trascurato i prodromi che, ormai si può dire, arrivano dall'estate. Dalle amichevoli, per esempio: 1 sola vittoria col modesto Lugano, 2 sconfitte e 2 pareggi in rimonta, quando già le squadre erano zeppe di cambi. Ma più ancora da quell'intervista alla tv turca a cui Calhanoglu aveva apertamente confessato di ritenere Inzaghi, con le sue scelte nel derby perso, e magari non solo con quelle, responsabile dello scudetto lasciato in volata al Milan.
Probabilmente, a quelle parole non si è voluto dare il giusto significato: se la squadra perde fiducia nel proprio allenatore, cadono anche la stima e la voglia di seguirlo. La gestione dei portieri (domani torna Handanovic), la rivoluzione nella partita più difficile, l'esclusione di Barella che è parsa una punizione e che certo non ha favorito la rimonta, l'inserimento di Gagliardini giusto il tempo per farlo seppellire dai fischi di San Siro, sono sintomi di un malessere che va oltre i risultati e che le parole di Inzaghi a commento di ogni sconfitta amplificano. Una frase per tutte: Onana impegnato quanto Neuer, e non è nemmeno il caso di spiegare perché.
E così, nell'imminenza della sfida col Torino, Marotta prova a dare una mano al suo allenatore, quasi a cancellare i sussurri di esonero che cominciano a uscire dal fortino nerazzurro. «Inzaghi ha tutta la nostra fiducia: sa gestire bene la squadra e la sta allenando molto bene», spiega il dg nerazzurro a Sky. La verità è che Inzaghi, oltre alla naturale fiducia del club, è reso forte anche da un contratto rinnovato appena 2 mesi fa e valido fino al giugno del 2024 (a 4,5 milioni netti a stagione). Un esonero tanto oneroso, è l'ultima cosa che Zhang può permettersi in questo momento.
Dire che piace De Zerbi, è quasi naturale. Così com'è suggestivo il nome del tripletista Thiago Motta destinato al Bologna. Ma oggi è tutto straprematuro. L'Inter deve rapidamente capire cosa non funziona. È chiaro che fisicamente la squadra va più piano degli avversari: era stata preparata una partenza sprint per mettere in difficoltà il Bayern, che però ha calpestato l'Inter in ogni zona del campo fin dai primi minuti, schiacciandola per un tempo intero nella sua metà campo. Cosa accadrà col Toro di Juric, un'altra squadra che vola? Gosens cammina, Lautaro è nervoso, anche Brozovic è la brutta copia del giocatore conosciuto e peraltro - anzianità a parte forse era mossa più scaltra dare la fascia a lui, titolare inamovibile, che non a D'Ambrosio.
Qualcuno chiede a Inzaghi di cambiare modulo. Non lo farà mai, almeno non in modo strutturale. L'Inter ha perso un mese per cercare di integrare Lukaku nel gioco della scorsa stagione, ma ha finito per perdere anche Lukaku prima di avere trovato la soluzione.
Per questo, quando dopo la sosta il belga tornerà a disposizione, averlo in campo non risolverà i problemi per magia. L'Inter, e più ancora Inzaghi, hanno bisogno di punti e fiducia, prima che venga troppo tardi: martedì prossimo a Plzen sarà obbligatorio vincere, altrimenti ciao Champions, o quasi.
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