Se il punto di confronto è l'Inter della scorsa stagione, ciò che si vede sul campo è molto più distante di ciò che dicono i numeri. Punti in meno (4) e gol subiti in più (8) non spiegano a sufficienza la differenza evidente fra la squadra dominante di un anno fa (ma dopo 19 partite non ancora in fuga, +2 sulla Juventus, poi destinata a crollare) e quella che a oggi ha perso 2 derby e una finale, non ha battuto la Juventus né il Napoli e nella migliore delle ipotesi, vincendo il recupero di Firenze, sarebbe prima in classifica a pari merito.
Inzaghi per primo, e lo spiega da luglio, sapeva che ripetersi sarebbe stato molto difficile. Chi lo conosce bene, l'aveva visto nervoso già prima della partita col Bologna. Figuriamoci dopo. La furiosa reazione al fallo fischiato in attacco a Frattesi, a tempo quasi scaduto, è la fotografia di una serata storta, di un'occasione mancata. Riad ha lasciato ferite profonde, come dimostra quel ricordare ogni volta, siamo già a due su due, il fallo non visto a metà campo su Asllani. Mercoledì sera il tecnico nerazzurro ha protestato più volte con l'arbitro Pairetto, facendosi ammonire e per conseguenza squalificare.
La propaganda dipinge da anni l'Inter molto più forte delle rivali, i fatti dimostrano il contrario. La storia della doppia squadra è stata smascherata da tempo, gl'infortuni hanno fatto il resto. Un anno fa, nello spogliatoio nerazzurro non entrava nemmeno il virus del raffreddore. In questa stagione si sono già fermati 13 giocatori, per 17 infortuni complessivi (Frattesi dovrebbe essere il 14esimo). Acerbi ha saltato metà delle partite, 14 sulle 28 disputate dalla squadra in tutte le competizioni. Pavard 9 e non è ancora in grado di fare il titolare, Calhanoglu è già a 8, ma la serie è destinata ad allungarsi.
Inzaghi è nervoso perché sa che in caso di non vittoria ci sarebbe un unico colpevole, lui, non una società che non fa mercato vero da 3 anni e che anche in questo mese è più preoccupata a vendere che a comprare, fatto salvi improbabili ragazzini alla Palacios, non ancora pronti per la Serie A e la Champions League.
Ci sono poi verità che i numeri smentiscono, l'ultima è quella delle mancate rotazioni, che avrebbero portato al mal di pancia di Frattesi o al rendimento inferiore alle aspettative di Zielinski e Taremi, quando in realtà è dall'inizio di stagione che Inzaghi alterna titolari e riserve (perché è logico che ci siano anche nel nuovo calcio delle 5 sostituzioni e delle rose ampie) in modo quasi scientifico. Solo Sommer è esente dalle rotazioni (27 volte titolare su 28) per 2.430 minuti. Poi si scende intorno a quota 1.
800 minuti per i titolari Bastoni, Lautaro, Thuram, Barella, Mkhitaryan, Dimarco, De Vrij, Dumfries (Calha paga le assenze per infortunio), mentre le riserve Frattesi, Zielinski e Taremi sono intorno a 1.000, non esattamente pochi.
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