Cercava una luce sulla vecchia pista di Stoccolma, ma la sua gamba sinistra gli ha detto fermati. Spegni tutto. Resta al buio. Marcello Jacobs si ferma di nuovo a poche ore dalla corsa che doveva liberarlo dalla paura sulla pista svedese prima di prendere oggi l'aereo per l'Oregon, i mondiali dove i credenti sperano di vederlo bello come a Tokyo, dove gli scettici, soprattutto gli americani, vorrebbero sbranarlo. La solita gamba sinistra, problema all'altezza del gluteo poche ore dopo aver dichiarato di sentirsi molto meglio, sicuro di essere al massimo sulla pista di Eugene, non certo spaventato dalla concorrenza nella corsa dei diamanti. Niente. Meglio non rischiare. Il guaio di Nairobi, la forzatura di Savona, la prova a marce ridotte per vincere il quinto titolo italiano a Rieti. Non gli è andato bene niente dopo il mondiale indoor a Belgrado. Avrebbe avuto bisogno di un ritiro spirituale in Tibet, invece lo hanno portato ovunque. Allenamenti e presenze sui palchi, un salire e scendere che non poteva fargli bene, come del resto sta succedendo a Tamberi che al momento non salta abbastanza per spaventare chi vorrebbe lasciare dietro il campione olimpico dell'alto. Gli azzurri iscritti al mondiale, i 61 che stanno per partire, speravano di avere i loro capitani al meglio, sognando anche un Tortu diverso da quello che abbiamo visto fino ad oggi. La maledizione dopo i troppi brindisi.
Ora speriamo che Jacobs ritrovi se stesso, non era facile se fosse stato al meglio, sarà difficilissimo anche se il 15 luglio andrà in pista. Vero che nella sua vita di campione niente è mai stato regalato. Adesso è nell'ora più buia. Lasciamolo meditare e, soprattutto, speriamo che guarisca.
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