Juve, è arrivato il giorno della "liberazione". Ora tutti devono temerla

Così Allegri dopo la vittoria a Udine. E aggiunge: «Mai accontentarsi, abbiamo un grande futuro»

Juve, è arrivato il giorno della "liberazione". Ora tutti devono temerla
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Undici lettere che esprimono alla perfezione il sentimento che ha accompagnato la Juventus alla vittoria di Udine, prima giornata di campionato: «Liberazione». Parolina magica pronunciata da Allegri alla Domenica Sportiva, pochi minuti dopo avere lanciato un segnale inequivocabile al campionato: la Signora è tornata, ha una fame dell'altro mondo e per lo scudetto sarà meglio che tutti la tengano d'occhio. La rabbia cui aveva fatto cenno lo stesso tecnico alla vigilia del match si è vista subito: Udinese al tappeto e facce cattive. Prima, durante e dopo considerate anche le esultanze di Chiesa, Vlahovic e Rabiot: tutti esplicitamente al settimo cielo, senza la minima voglia di mostrasi solo mediamente felici. No, non era quello il momento: spedite una volta per tutte in soffitta le difficoltà della passata stagione, gli infortuni e ovviamente anche la penalizzazione che impedirà alla squadra di partecipare alla prossima Champions, la Juve si è tuffata nel campionato con cattiveria.

Quella che sulla carta mostrerà ogni volta che scenderà in campo: giocando una sola gara a settimana, i cali di tensione nervosa non saranno ammessi e nessuno pare avere voglia di accampare scuse. Mangiare l'erba sarà il mantra della stagione, con ritmi altissimi e una panchina cui attingere senza problemi: «L'importante è non accontentarsi ancora Allegri, arrivato a quota 250 vittorie in bianconero e lanciato all'inseguimento delle 319 del primatista Trapattoni -. Ho a disposizione un gruppo che vuole migliorarsi: siamo giovani, dobbiamo correre e basta. La squadra è fatta e difficilmente sarà integrato qualcuno: credo semmai andrà valutata l'uscita di alcuni giovani che vadano altrove perché da noi, con una sola gara a settimana, sarà difficile trovare spazio».

Intanto, però, a Udine hanno giocato sia Miretti che Fagioli e Cambiaso («mi pare di essere al parco giochi») è stato il migliore in campo insieme a Chiesa. In compenso partirà quasi certamente Kean (Fulham o Siviglia), così come per motivi diversi Kaio Jorge (Frosinone). Nulla può essere dato per scontato, nemmeno che alla fine arrivi quel Lukaku che il pubblico bianconero, innamorato di Vlahovic, ha respinto ancora una volta alla Dacia Arena. Quanto a Berardi, il Sassuolo pare avere chiuso la porta, ma si sa che le strade del mercato sono infinite.

Di sicuro, però, la Juve di domenica sera ha ritrovato spirito battagliero e certezze: aspettando Pogba (meglio non dimenticarlo), volando basso con le parole («obiettivo Champions, più avanti vedremo») ma non con i sogni.

Che aiutano a vivere meglio, quando per di più in banca i soldi non mancano: «Come si fa a rinunciare alle offerte arabe? Sembrava sbagliato andare via in questo momento ancora Allegri - perché qui ci sono tanti giovani bravi che possono essere il nostro futuro. Non so dove arriveremo, ma questa squadra può avere un grande futuro». Concorrenza avvisata, appunto.

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