Juve e Toro, il derby dell'identità

Due club alla ricerca di loro stessi: i bianconeri sul piano conti e gioco, i granata su quello proprietà e tifosi. Motta: "In una partita così il passato conta pochissimo". Vanoli: "Farò rivedere il video della storica rimonta dell'83"

Juve e Toro, il derby dell'identità
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La Juventus con quasi 200 milioni di rosso in bilancio, ma con l'animo sereno perché il peggio è certamente passato. Il Toro con un presidente contestato ogni giorno di più e la speranza che le voci sul possibile acquisto da parte della Red Bull non rimangano tali: va in scena stasera il derby della Mole, sulla carta più che mai sbilanciato ma poi chissà. Si dice sempre così, pur se la storia delle stracittadine, da quando Cairo è il proprietario della società granata, hanno perso il fascino dell'ignoto: 23 ko su trenta partite disputate (più sei pareggi) e una sola vittoria nell'aprile 2015, quando i cugini avevano già vinto lo scudetto, certificano lo svilimento di tutto quello che una stracittadina si porta dietro. In attesa che qualcosa cambi a livello di proprietà, a chi tifava Graziani e Pulici non resta che sperare: è un po' poco, ma altro non è ammesso. «Farò vedere ai miei giocatori le immagini del derby che il Toro, rimontando da 0-2, vinse 3-2 segnando tutti i gol in tre minuti così ieri Vanoli -. Vorrei vedere in campo lo stesso coraggio di allora». Era il 27 marzo 1983, la Juve era allenata da Trapattoni e il Toro da Bersellini: Paolo Rossi e Platini parevano avere chiuso i conti, poi accadde l'incredibile con le reti di Dossena, Bonesso e Torrisi.

Oggi, chissà. Di sicuro sta meglio la Juve: perché non vive patemi economici, perché ha una proprietà mai in discussione e una squadra futuribile. Il Toro vive invece nel dubbio: Cairo, che tra poche settimane diventerà il presidente più longevo della storia granata superando i 7030 giorni di Pianelli (dal 20 febbraio 1963 al 21 maggio 1982), sarà contestato anche oggi, la squadra fa acqua (5 sconfitte nelle ultime sei uscite) e non si intravede un futuro migliore se non appunto in caso di cessione societaria. Magari ne salterà fuori un match equilibrato, ma le premesse non ci sono avendo per di più i granata raccolto soltanto tre punti nelle dodici esibizioni allo Stadium. «Noi stiamo bene così Thiago Motta -. In una partita del genere il passato conta pochissimo: siamo pronti a competere e a dare il 200%. Per mia scelta vivo poco la città, ma mi sento comunque un privilegiato a poter preparare sfide di questo tipo». Curiosamente, all'inizio della carriera da giocatore Motta ha giocato in Brasile per la Juventus da Mooca, il cui colore di maglia era proprio granata: «Non potevo immaginare che sarebbe diventato il mio derby.

Oggi mi trovo nel posto giusto al momento giusto e non voglio essere di passaggio: ho accettato questo incarico perché voglio rimanere qui tanti anni. Il mio pensiero va però solo al quotidiano: tutto il resto arriverà».

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