Juve, il sogno passa da Monaco "Noi due gradini sotto le big"

Il tecnico bianconero: "Per vincere a questi livelli servono investimenti" Ibra se la vede con Messi. Mourinho ritrova gli amici Sneijder e Drogba

Juve, il sogno passa da Monaco "Noi due gradini sotto le big"

Fosse stato vivo Artemio Franchi, avrebbero parlato di palline fredde e palline calde. Adesso che regna sull'Uefa Michel Platini, invece, si può battezzare il sorteggio intelligente, molto intelligente e tagliare corto con le insinuazioni. Perché l'urna galeotta di Nyon ha evitato innanzitutto i due possibili derby, spagnolo e tedesco, e preparato la strada a due semifinali (appuntamento con il prossimo sorteggio giovedì 12 aprile) spettacolari. Sorteggio intelligente d'accordo e pure stimolante, definizione di Antonio Conte. Perché la Juventus ha "pescato" il Bayern di Monaco e fatto così le prove generali per una eventuale finale: dovesse scavalcare l'ostacolo tedesco infatti, i campioni di Conte avrebbero già messo in fila i finalisti della passata edizione. Nel girone han piegato la resistenza del Chelsea, ora tocca al Bayern. Scontato anche il clima, presumibilmente diverso da quello degli anni caldi di "calciopoli", quando Rummenigge si lanciò in feroci polemiche con Luciano Moggi addebitandogli spavalde incursioni di calcio-mercato. Per ora, il reciproco rispetto è documentato dalle prime dichiarazioni provenienti dalla Baviera. Il suo capitano, Bastian Schweinsteiger, ne è diventato il portavoce: «La Juve pratica un calcio molto fisico, simile al nostro e ha degli interpreti di primo piano come Pirlo». Conte è andato sul classico: «Sarà stimolante la sfida». Prima di aggiungere un dettaglio («loro ormai possono dedicarsi alla Champions, hanno il campionato in tasca con 20 punti di distacco») e un codicillo che è tutto un programma per il futuro: «Noi stiamo inseguendo un sogno. Siamo ancora due-tre gradini sotto rispetto alle grandi squadre europee, per vincere a questi livelli occorrono investimenti». Predicozzo destinato più che al presidente Andrea Agnelli, in sintonia perfetta col suo allenatore, all'azionista di riferimento, il cugino Elkann che ha le chiavi della cassa e il quale, da queste orecchie, non ci sente granchè. Così come al momento non ci sente il PSG che pure ammette, tramite Leonardo, manager promesso sposo del club parigino, di aver discusso con Nedved di Ibrahimovic facendogli capire che lo svedesone non è orientato a un trasloco verso Torino. Di sicuro Conte e la sua Juve possono esibire, oltre al piccolo vantaggio di cominciare all'Alleanz Arena, il quarto di finale, il merito di aver fin qui conservato l'imbattibilità in Champions: non è un dettaglio trascurabile, anzi qualche valore, tecnico e temperamentale, testimonia. Sorteggio intelligente, stimolante (per la Juve) ma spietato per Thiago Silva e Ibrahimovic che si ritrovano nuovamente dinanzi alla sagoma grifagna del Barcellona. Possono meditare la vendetta, tremenda vendetta (anche per il loro Milan) ma non sarà semplice costruire una gabbia per Messi. Forse è venuto il tempo in cui Zlatan deve dimostrare di essere davvero il numero uno al mondo come sostiene da tempo: Messi, da solo o quasi, ha schiantato il Milan. Provi lui a fermare il Barcellona, se ci riesce. Mourinho è protetto dagli dei del pallone: a Manchester è passato grazie a uno strafalcione dell'arbitro turco, adesso si ritroverà al cospetto dei turchi del Galatarasay, di Sneijder che conosce bene e Drogba. In carrozza sta approdando alla semifinale. Infine la terza spagnola, il Malaga, primo nel girone del Milan (allora non era così male la squadra di Pellegrini) è finita tra le ganasce del Borussia che è la variabile impazzita. Impazzita non perché non avesse meritato di finire tra le otto sorelle d'Europa ma perché largamente imprevisto il suo exploit arricchito di calcio veloce e tecnico.

L'altra superstite del calcio italiano, in Europe league, la Lazio rampante di Petkovic, è finita nell'abbinamento con i turchi del Fenerbahce. Anche i laziali possono esibire il distintivo dell'imbattibilità. Non solo chiacchiere, insomma.

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