
Dalla vergogna alla primavera, intesa come rinascita anticipata. Pare impossibile ma, dopo due mercoledì durante i quali la Juventus è stata sbattuta fuori a calci dalla Champions e dalla Coppa Italia da due squadre che certo non le erano superiori come Psv Eindhoven ed Empoli, la stessa squadra ha la possibilità stasera di tornare in lotta niente meno che per lo scudetto. Succederà se i bianconeri batteranno alo Stadium il Verona, ovvero la squadra con la peggior difesa del campionato (54 gol subìti in 26 partite), andando oltre la contestazione dei tifosi cominciata ieri con il corteo di circa 300 tifosi fino all'hotel del ritiro con cori pesanti contro società, giocatori e soprattutto Thiago Motta. Gli ultras chiedevano l'incontro con rappresentanti del club o della squadra e non accontentati hanno promesso che da oggi sarà protesta costante a partite da stasera. Tutti, dalla proprietà all'allenatore, promettono di volere cambiare registro e allora non resta che attendere.
Se la Signora stasera si troverà davvero a meno sei dalla vetta, a meno cinque dal secondo posto e a meno tre dal terzo, tutto potrà davvero accadere da qui al 18 maggio. Anche perché allo Stadium domenica prossima arriverà l'Atalanta terza in classifica: in casa propria, prima del gong finale, i bianconeri riceveranno poi la visita di Genoa, Lecce, Monza e Udinese. Come dire che, con una regolarità e un morale ritrovati, i bianconeri potrebbero fare poi sempre bottino pieno prendendo slancio per la volatona finale.
Motta non vuole però pensare ad altro che non sia il match odierno, lanciando anche messaggi di unità con il gruppo e faticando a mettere in discussione il proprio lavoro: «Il rapporto tra me e la squadra è ottimo perché ci sono onestà, responsabilità e comunicazione. Il mio compito è prendere delle decisioni: ci metto tanto tempo a farlo perché non voglio sbagliare con nessuno di loro e loro lo sanno. Se avessi dei figli calciatori, vorrei che avessero un allenatore come me: onesto, diretto, che riflette molto sulle scelte, su come e quando comunicarle. Voglio molto bene ai miei giocatori, poi uno gioca e un altro deve aspettare, ma questo all'interno è stato sempre accettato. Se c'è chi dice altro, dice bugie».
Nessuna talpa e nessun malumore, quindi, secondo il tecnico. Che si auto-assolve: «Quando faccio una scelta, penso a tutto. Non sono un incompetente, mi ritengo anzi molto competente: sono nel calcio da vent'anni».
E allora avanti, provando a dimenticare l'Empoli e a dare il massimo sempre. Senza pensare all'eventuale lotta scudetto: «Mancano dodici partite, la nostra intenzione è raccogliere tre punti per volta dando sempre il massimo». Sulla carta, potrebbe funzionare.
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