Torino. «Agnelli è sereno», dice Pirlo. Che sereno lo pare sempre. Imperscrutabile e distaccato, almeno all'apparenza: se poi dentro gli brucia qualcosa, lo nasconde benissimo. Del resto era così da giocatore e lo è anche da tecnico. Impossibile allora aspettarsi parole di fuoco da parte sua anche nel bel mezzo della tempesta che ha travolto la Juve, oggi impegnata a Firenze, e il suo presidente: l'importante è minimizzare, dirsi certi che «siamo sereni su quello che deciderà l'Uefa e non temiamo di poter perdere la qualificazione alla Champions per un'eventuale loro decisione. Il clima all'interno della squadra è positivo: pensiamo solo a vincere più partite possibili». Peraltro, difficilmente avrebbe potuto dire altro e comunque il personaggio non è certo paragonabile a Klopp e Guardiola, per nulla timorosi qualche giorno fa nell'esprimere il proprio dissenso rispetto alla Superlega poi naufragata: in casa della Signora si minimizzano le peggio cose per definizione, figuriamoci questa.
È comunque un fatto che oggi scenderà in campo la Juventus più detestata della storia, probabilmente anche di quella legata a calciopoli: quello era un qualcosa legato alle faccende italiane, per quanto con un eco globale. Questa viceversa è riuscita nell'impresa di risultare arrogante e antipatica all'intero mondo calcistico: in attesa di capire quel che ne sarà di Agnelli, tocca a Pirlo e ai suoi giocatori sopportare l'onere di quanto accaduto e arrivare ugualmente in porto. Ovvero raggiungere almeno il quarto posto sul campo, ben sapendo che nessuno regalerà nulla e che la classifica attuale si presta a ogni scenario, essendo la seconda piazza a un tiro di schioppo ma preoccupando anche la rimonta del Napoli. «Mi fido ciecamente dei miei giocatori, lavoriamo tutti per raggiungere la qualificazione. Ronaldo? Ho un bellissimo rapporto con lui, ha sempre voglia di far bene e si arrabbia anche quando perde le partitelle». Anche questo, il solito ritornello mandato a memoria: nessuna tirata d'orecchie per il nervosismo manifestato più volte né per atteggiamenti poco consoni a chi dovrebbe essere comunque d'esempio. Contano solo i gol: CR7 in campionato è a quota 25 e contro i viola ha finora segnato tre volte e sempre su rigore. Oggi, chissà: oltre alla classifica, c'è anche da vendicare lo 0-3 subito all'andata allo Stadium appena prima di Natale, quando già la Juve era vittima di infiniti alti e bassi senza mai dare l'impressione di vera compattezza. «Abbiamo un grande spirito di rivalsa», ha ammesso Pirlo ricordando quel match. Ben sapendo anche che fuori casa la Juve ha recentemente zoppicato, vincendo solo una delle ultime cinque trasferte (a Cagliari), pareggiandone due e perdendone altrettante. «In casa o fuori cambia poco, l'importante è avere il tempo per preparare bene le partite».
Avanti, allora.
Con Dybala probabile partner di Ronaldo e con la Viola che, dovesse vincere, farebbe un passo avanti probabilmente decisivo verso la salvezza bissando l'impresa del 1968/69, quando si impose contro i bianconeri in entrambi match di campionato.
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