L'Africa fa la storia dei 200. Iapichino la sfiora nel lungo

Il Botswana conquista l'oro con Tebogo, Lyles si arrende al Covid. Larissa quarta con tanti rimpianti

L'Africa fa la storia dei 200. Iapichino la sfiora nel lungo
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Noah Lyles che esce sulla sedia a rotelle, Letsile Tebogo che mostra al mondo le sue scarpe veloci. C'è di tutto in questa foto che non sarà un bel ricordo per il folleggiante americano ed, invece, è l'incoronazione del primo atleta africano campione dei 200 metri. Ci aveva provato tante volte Franckie Fredericks, meravigliosa freccia della Namibia, ma si era sempre trovato di fronte un americano di troppo: prima Michael Marsh, poi Michael Johnson. Ce l'ha fatta questo ragazzo 21enne del Botswana che aveva già raccontato qualcosa di sé, in questi anni, acchiappando record mondiali giovanili e medaglie dietro proprio a Noah Lyles. La sua corsa perfetta non ha mai lasciato spiragli ai due americani: il Lyles impotente e il Kennet Bednarek scudiero ad interpretazione libera tanto da piazzarsi alle spalle di Tobago: 1946 per il nuovo campione, mai sceso sotto il suo 1950, 1962 per Bednarek, 1970 per Lyles, Knigton 1999.

Ieri il mondo della velocità si è girato dall'altra parte al passaggio del re dei 100 metri, e lo smacco deve essere stato pesante. Ma il fisico stava peggio avendo subito, secondo quanto trapelato dai media americani, l'attacco del Covid prima ancora di quello di Tebogo. Del resto le storie giovanili di Noah raccontano di asma e depressione. Il Covid fa danni ai polmoni tanto da indurre i medici a metterlo seduto su una sedia a rotelle a bordo pista, e così lasciare il teatro dello Stade de France. Sconfitto e maledetto dagli scherzi del fisico. Ma qualcosa si era intravisto anche in semifinale quando Tobago lo aveva tenuto dietro con facilità: lui sotto i 20(!996) e Lyles in un anonimo 2008.

È andata male anche a Larissa Iapichino, fuori dal podio del salto in lungo con un quarto posto, che è il triste leit motiv italiano: siamo arrivati a 19. Larissa ha la grinta della madre, ma si è persa tra le grinfie di due americane e una tedesca. Tara Davis Woodhall (già argento mondiale), californiana ultima di 5 figli, ha costruito una serie dove il l7,10 del quarto salto è valso l'oro, e l'arrembante progressione della tedesca, campione olimpica uscente, Malaika Mihambo ha spinto fuori dal podio Larissa, dov'era rimasta assestata fino al terzo salto: 6,87 la misura migliore. L'altra americana, Jasmine Moore è atterrata al primo salto a 6,96 e tanto è bastato. Guardando i primati delle prime tre non c'era chance per Larissa.

E oggi tutti gli occhi sulla staffetta 4x100 che ieri si è qualificata (3807) correndo una semifinale che poteva essere una finale. Quinti gli azzurri con Tortu (917) miglior frazionista, e Jacobs (923) con cambio molto compresso. Semifinale vinta dagli Usa davanti a Sudafrica, Gran Bretagna e Giappone. Eliminati i soliti pasticcioni giamaicani nell'altra semifinale vinta dalla Cina davanti a Francia(caso strano nella batteria più facile) e Canada. «Ma per andare a medaglia ci vorrà qualcosa di più», dice Tortu. «Possiamo farcela, basta aggiustare qualcosa», sostiene Jacobs. Unica buona notizia di giornata il record italiano (3'5811) dei 1500 m. di Sintayehu Dessa, ragazzina etiope adottata in Italia: dopo 42 anni battuto il primato di Gabriella Dorio. Ma non è bastato per la finale.

E la serata storica dell'atletica con l'Africa regina della velocità si conclude con l'oro della statunitense Levrone Mc Laughin nei 400 hs con record mondo (5037) e il pachistano Arshad Nadeem che vince il lancio del giavellotto.

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