Inizia oggi il programma del nuoto, ma finora si è parlato più di questioni doping che di gare. Sì, perché il mondo della vasca chiede più risposte sullo scandalo dei 23 nuotatori cinesi risultati positivi nel 2021 alla trimetazidina, un farmaco vietato, pochi mesi prima dei Giochi di Tokyo. Nuotatori che poi non erano stati sanzionati, avendo l'Agenzia mondiale antidoping (WADA) accettato la tesi delle autorità cinesi secondo cui erano stati vittime di una contaminazione alimentare. Fra questi c'è poi chi è andato a medaglia in Giappone, dove la Cina ha vinto tre ori. Undici di questi saranno inoltre presenti Parigi.
Ci sono tanti nuotatori che per questo hanno sollevato dubbi. «Si sono allenati in maniera pulita?», si domanda la star americana Katie Ledecky, che dopo l'irruzione sulla scena con una sorprendente vittoria nei 1500 a Londra 2012 oggi cerca l'oro nei 400 stile libero (sarebbe l'ottavo in totale!) in una gara regale con l'australiana Ariarne Titmus e la canadese Summer McIntosh. La più grande nuotatrice di tutti i tempi chiede più trasparenza. «Noi atleti vogliamo risposte alle domande che rimangono senza risposta. Siamo qui per nuotare, non per testare le persone. Ci auguriamo che coloro che effettuano i test seguano le regole». Anche il connazionale Caeleb Dressel, che oggi gareggerà nella 4x100 stile libero in cui l'Italia d'argento a Tokyo ambisce al podio, ha usato toni aspri: «Non credo che ci abbiano fornito prove sufficienti per sostenere la loro tesi (World Aquatics) su come è stato gestito il caso».
Secondo la federazione internazionale, dal 1° gennaio i cinesi sono stati controllati otto volte ciascuno, contro le sei volte degli americani, le cinque degli italiani e le quattro di australiani, britannici e francesi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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