L'esempio di Nathalie, se l'amore per lo sport sa vincere anche la sfida contro il tumore

Nonostante la malattia ha voluto partecipare alla sua ultima Olimpiade. Un coraggio che vale più della medaglia d'oro

L'esempio di Nathalie, se l'amore per lo sport sa vincere anche la sfida contro il tumore
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Ci sono molti modi di vedere lo sport. Si parte dal concetto che lo sport fa bene, pur se non sempre sia vero. Poi si passa all'idea: sport maestro di vita. Sarà pur vero, ma talvolta droga la testa: ed è peggio. Bisogna saperlo distillare. Però, certamente, lo sport insegna ad aver coraggio, a provarci sempre, a non rinunciare ai sogni. E questa Olimpiade parigina ci ha regalato l'ultima favola che si spera vada a buon fine.

Soprattutto ha insegnato che, ancora una volta, le donne hanno forza, determinazione, convinzione che noi maschietti, ahinoi!, talvolta dimentichiamo. Il bello della donna.

Va raccontata la prova di forza di Nathalie Moellhausen, 39enne spadista milanese che, dopo aver gareggiato per diversi anni con l'Italia, si è accasata con il Brasile avendone preso cittadinanza. In carriera infatti ha vinto un oro mondiale per l'Italia (2009) ed uno per il Brasile (2019). Contiamo i successi per far intendere di qual campionessa parliamo.

Bene, Nathalie si è presentata sabato sulla pedana parigina per la sfida con la canadese Ruien Xiao. In tribuna la gente osservava, guardava, talvolta anche distrattamente. Poi è successo qualcosa: Nathalie si è fermata, messa a terra. Sono accorsi tecnici e medici, l'hanno seduta su una sedia, pochi minuti di attesa eppoi ha ripreso la sua gara: perdendola 15-11. I giornalisti l'hanno attesa dietro le quinte per sapere cosa fosse successo. Ma lei, che conosce anche le abitudini degli italiani, ha preferito passar lontana, camminando perfettamente, seppur con una accompagnatrice che le dava il braccio della sicurezza. Il viso era un po' trasfigurato, d'accordo. Il corpo lasciava intravedere i segni di un allenamento duro. Ma niente di più.

Questa era la Moellhauesen ieri. Ma c'è un prima e ci sarà un dopo. Nathalie nel mese di febbraio ha scoperto di avere un tumore al coccige. Non si è fermata, ha intrapreso la strada, fatta di tormento e sofferenza, allenamento dopo allenamento: lo sport è pure tutto questo. Si è detta che un tumore non poteva impedire l'ultima sua Olimpiade. È sempre stata donna di carattere. Cinque giorni prima della gara, però, è stata ricoverata in ospedale: per esami e valutazioni. I medici l'hanno preparata al grande sforzo, forse usando anche morfina. Non poteva mancare all'appuntamento. E ieri, dopo il malore, è stata riaccompagnata in ospedale. Domani le toccherà l'operazione.

Se ancora ci fosse qualche dubbio sulla parità fra uomini e donne questa storia, che speriamo resti la favola del buon augurio, va a dimostrare che il sorpasso c'è stato da tempo. Anzi da sempre. E non ce ne siamo accorti. Ovvero da quando una mamma mette al mondo un bambino pur a rischio della pelle. A nessun uomo è richiesta una prova così sublime.

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