Marcello Lippi licenziato ancor prima di essere assunto. Può capitare, In Italia. Riassunto, con le parole dello stesso tecnico a la Domenica Sportiva: «Aspettavamo l'assunzione di Ventura per annunciare il mio incarico, avevo già firmato un precontratto per diventare direttore tecnico. Per due mesi ho lavorato in Federazione, avevo parlato anche con Montella e altri papabili commissari tecnici, alla fine abbiamo scelto Ventura. Il giorno prima della presentazione di Ventura, il presidente ed il direttore generale, con cui avevo parlato di progetti, mi informano che un anno e mezzo fa c'era stata una modifica allo statuto che prende in esame la posizione dei procuratori, categoria a cui appartiene anche mio figlio Davide. È stato creato un articolo ad hoc per impedire ad un procuratore di esercitare se ha parenti in Federazione. Roba da fuori di testa. Mi hanno anche detto che avrebbero modificato quell'articolo, ipotesi che però non ho voluto nemmeno prendere in considerazione. Non voglio leggi per favorire la mia persona».
Fine della trasmissione e inizio della farsa. L'equivoco non sta nella norma, nella legge, nel regolamento, l'equivoco sta nella testa di chi ha incaricato Lippi di svolgere quel ruolo già sapendo che l'incarico era in contrasto con la norma scritta, scritta dai medesimi. La mano destra non sa quello che fa la sinistra ma insieme manovrano. È roba tutta italiana, la federcalcio è fiera di avere patrocinato la svolta storica della video assistant referees ma avrebbe bisogno di un drone che controlli se stessa.
Lippi ha ragione, ha usato i toni grevi che gli sono soliti, dire che in federazione «sono fuori di testa» non aiuta nessuno e non spiega nulla ma rende, comunque, l'idea. Essendo un tesserato della stessa federcalcio potrebbe finire punito per dichiarazioni lesive, sarebbe l'atto secondo, ma non ultimo, di questa piccola storia divenuta grande. Non è il caso di stupirsi. Carlo Tavecchio deve fare i conti con un sistema-struttura che si concede spesso all'equivoco e all'applicazione severa di norme e codicilli ma soltanto in casi particolari e con tempistica estrema (il caso Sassuolo ne è stata l'ultima conferma). Sarebbe interessante che lo stesso rigore venisse applicato alla trasparenza azionaria di alcuni club che invece sembrano godere di rendita eterna e sui quali nessuno osa scrivere o parlare di conflitto di interesse avendo a interesse di non entrare in conflitto con i potenti. Il totale di questa storia ha tre considerazioni
1) Marcello Lippi troverà altre proposte.
2) Davide Lippi continuerà ad operare nel mondo del calcio.
3) La federcalcio farà rispettare sempre i regolamenti.
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