Il re è nudo. Non sa più vincere e perde anche il titolo italiano (sconfitto ad Ancona dal 23enne toscano Samuele Ceccarelli, che si è imposto in 654 contro 655). È il segnale che qualcosa non è andato secondo i piani. A due settimane dagli Europei, è allarme Marcell Jacobs. Tutti si chiedono: cosa sta succedendo al campione olimpico della gara regina? La prima volta, ovvero la sconfitta a Liévin di mercoledì contro il keniano Ferdinand Omanyala, poteva essere un episodio. La seconda, quella ancor più clamorosa di ieri, contro un avversario sulla carta inferiore, pone seri dubbi sul prossimo futuro. Come se avesse smarrito l'istinto o il guizzo vincente. A Liévin, in Francia, la sua progressione non era stata efficace. Ad Ancona, invece, si è fatto condizionare dallo spunto finale dell'incredulo avversario.
In ogni caso, c'è qualcosa che non sta funzionando, qualcosa si è inceppato nel sistema-Jacobs, come lo aveva definito il suo mentore, Paolo Camossi. Che proprio ieri, a bordo pista, riconosceva: «Lui deve pensare solo a correre, a risolvere i problemi e le cose che non vanno tocca a me». Lo stesso Jacobs, incassa e dissimula la delusione, concedendosi come sempre all'affetto dei tifosi. «Ci sono ancora tante cose tecniche da sistemare, in batteria (vinta in 656) la corsa era totalmente diversa. Ero in una condizione di corsa che ha evidenziato un problema da qualche parte, vorrei capire dove: dobbiamo lavorare. Se ci fosse stato un 100 metri mi sarei fermato».
Un Jacobs così vulnerabile, sul piano delle ambizioni, verso Parigi, dove sarà atteso al varco da rivali sempre più pericolosi, quanto ne può condizionare il rendimento? È questo che fa discutere. È colpa di un eccesso di generosità? Gli può costare caro. Per esempio, al contrario di quanto fatto da Tamberi, che si è risparmiato nella stagione indoor per focalizzarsi solo sulla stagione all'aperto, Jacobs si è rimesso subito alla prova. Forse, c'è qualcosa da cambiare nella programmazione, pensando ai continui viaggi e spostamenti. Cinque giorni fa era in Francia, a Liévin; il 4 febbraio era a Torun, in Polonia; e prima ancora a Dubai, per un mese di raduno. Uno stress che potrebbe aver influito su queste due battute d'arresto. Certo, bisogna ammettere che il campione non si è mai nascosto, non si è mai risparmiato (è richiestissimo ovunque). Ma queste due spie, due allarmi, due sconfitte pesanti in chiave europea potrebbero aprirgli la prospettiva di un cambiamento, di un'inversione di rotta, per l'asso della velocità. Ogni giudizio finale, in effetti, è condizionato dagli Europei. È ancora presto. Ma in caso di sconfitta agli Europei, a quel punto bisognerà intervenire finché si è in tempo. Perché esporsi a una sconfitta a Istanbul rischierebbe di accentuare le difficoltà con conseguenze pericolose per la stagione all'aperto. È il momento, come dice lui stesso, di «sistemare tutto ciò che non va. Devo solo fare tanti complimenti a Samuele Ceccarelli, ha fatto una gara eccellente, lo ha meritato.
Gli ho detto di guardare a Istanbul: ci sarà da divertirsi, con quel tempo (654) è da finale. Ovviamente questa sconfitta brucia perché è il primo titolo italiano che perdo dopo non so quanti anni ma non smetterò mai di mettermi in gioco».
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