Un'amichevole che frutterà circa 3 milioni di euro alla Federcalcio (potevano essere quattro se si fosse giocato a Doha, in Qatar, ma sono sorti problemi organizzativi). Un'amichevole che conta per il ranking, più per l'Italia che vuole mantenere un posto - al momento in bilico, a differenza del Portogallo - tra le teste di serie sia per Euro 2016 che per il sortegggio del 25 luglio a San Pietroburgo dei gironi di qualificazione mondiali. Un'amichevole nella quale Conte vuole testare di nuovo, con almeno cinque protagonisti diversi rispetto alla Croazia, il 4-3-3 che ha dato buone risposte. In pratica il ct azzurro vuole una prestazione simile a quella di Spalato per intensità e coraggio e possibilmente anche un risultato diverso. La storia dice che abbiamo battuto il Portogallo 18 volte su 24 (sei successi consecutivi) e non perdiamo dal dicembre 1976.
Molte delle stelle annunciate sulle locandine del match che tappezzano Ginevra non ci saranno. Il ct lusitano Santos ha deciso di rimandare a casa Cristiano Ronaldo (60 partite stagionali e 66 gol, gli ultimi tre all'Armenia nella sfida di qualificazione europea di sabato) - scelta che costerà alla Federcalcio portoghese 400mila euro di multa -, Danny, William Carvalho e Bernardo Silva; Conte ha dovuto rinunciare a Buffon, Verratti e De Rossi ma perchè infortunati.
Nessuno però vuole una gara sottotono. «Non possiamo ripetere la figuraccia fatta con Capo Verde», sottolinea il selezionatore del Portogallo che fa riferimento alla sorprendente sconfitta del 31 marzo quando decise di non schierare i titolari. «La Nazionale deve avere sentimento, passione, entusiasmo, il sacrificio nel DNA, la maglia azzurra deve essere sempre un grandissimo stimolo, un traguardo, da tenersela ben stretta», dice il collega Conte a proposito di un possibile calo di tensione dei suoi. Anche se lui stesso dovrà fare di necessità virtù con gli uomini rimasti a disposizione - molti dei quali stanchi e un po' acciaccati -. Da qui la scelta, pure un po' romantica, della coppia di centrali Bonucci-Ranocchia da lui lanciata ai tempi del Bari, quella di Soriano e Bertolacci come mezzali (due degli uomini in rampa di lancio nel gruppo azzurro) e infine l'ennesima occasione offerta a Immobile, senza gol dal 3 marzo - doppietta alla Dinamo Dresda in coppa di Germania - e poco titolare in Bundesliga con il Dortmund. «Occorre sfruttare al massimo quello che abbiamo a disposizione e dare la possibilità alla squadra di avere diverse soluzioni di diversi schemi. Cerco di lavorare molto sulla testa dei calciatori, voglio che la squadra acquisti mentalità e capisca la differenza tra vincere e non vincere», così il ct.
Un risultato positivo regalerebbe a Conte il decimo risultato utile di fila all'inizio della sua avventura azzurra (come Dino Zoff a cavallo tra il 1998 e il 1999, Arrigo Sacchi invece arrivò a quota 15 tra fine 1991 e inizio 1993). Non male considerando l'avvio stentato nelle qualificazioni di molte nazionali e ct illustri - vedi il Capello a rischio esonero in Russia -. «Nonostante ci siano stati momenti difficili, non mi è mai balenata l'idea di lasciare - precisa il ct sul tormentone di questi primi undici mesi alla guida della Nazionale -. Io pretendo sempre molta chiarezza e qualcuno può azzardare di prevedere le mie azioni. Ho preso un impegno verso l'Italia e gli italiani. Se mi sento solo? Importa che abbia metabolizzato ciò che mi si chiede: sono concentrato sul lavoro senza guardarmi intorno. Darmi un voto? Non sono abituato, sarei di parte, ma so bene che ho lavorato tanto come sempre, forse ho anche ecceduto».
L'Uefa intanto ha aperto
un'indagine a carico della Federcalcio croata dopo che sull'erba dello stadio Poljud era apparsa una svastica. Il caso verrà discusso il prossimo 16 luglio, la Croazia rischia sanzioni pesanti fino all'esclusione da Euro 2016.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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