L'Italia si scopre una forza nell'atletica globalizzata

Almeno un oro per ventitré Paesi nella regina delle Olimpiadi: spedizione azzurra seconda solo agli Usa

L'Italia si scopre una forza nell'atletica globalizzata

A spettiamo che cadano le stelle di San Lorenzo fra qualche giorno per svegliarci davvero dopo questa Olimpiade magica per l'atletica italiana che ha sbalordito il mondo in uno sport universale dove sul podio sono andati campioni di 43 paesi e la stessa Italia che spesso tiene chiuse a chiave le poche piste, che in molti casi vive di volontariato nell'indifferenza e, come hanno detto i velocisti, anche lo juventino Tortu, magari nascosta fra il fantacalcio e le brevi. Forse stiamo sognando, anche se le 5 medaglie d'oro sono vere e come succedeva nel grande ciclismo fanno arrabbiare non soltanto i francesi, ma anche tanti altri, cominciando dagli americani.

Ci vorrà tempo per capire, ma intanto onore ad una squadra criticata alla partenza perché portava troppa gente, un bel gruppo che alla fine ha visto cadere primati nazionali, come ieri la staffetta 4X400 settima nella finale per un cambio confuso fra Scotti e il talento Sibilio, e molti record personali, con pochissime controprestazioni. Merito di chi ha seminato come l'ex presidente Alfio Giomi, capolavoro tecnico del La Torre che la nuova dirigenza aveva messo in discussione, ma per fortuna la pace armata è stata premiata e ora vedremo come Stefano Mei, presidente felice e fortunato, migliorerà le cose come ha promesso pensando ai prossimi tre anni: mondiali a Eugene, europei, olimpiadi del 2024 a Parigi per non farci risvegliare dall'incantesimo giapponese.

Splendida atletica, dove temperatura e umidità hanno magari mandato in corto circuito grandi favoriti, nazioni potenti come Germania e Gran Bretagna senza oro, una battaglia dei mondi che dovrebbe far riflettere se sul podio più alto sono andati ben 23 Paesi, l'ultimo l'India con il ventitreenne giavellottista Neeraj Chopra, allenato dal campione tedesco Hohn che ha visto i suoi connazionali sballare, davanti al suo idolo Zelezny, il più grande, costretto ad accontentarsi per argento e bronzo dei due lanciatori della Cekia.

Commuoversi con la staffetta d'oro mentre canta l'inno, in una giornata chiusa alla grande da giovani fenomeni: l'olandese Hassan, sangue etiope ha completato il trittico infernale: oro nei 10000 mila dopo quello del 5000 e il bronzo sui 1500. Un sorriso, finalmente, anche senza inno russo, per Maria Kuchina, sposata Lasitskene che si è presa l'oro dell'alto a quota 2.04, titolo suo anche a Rio 5 anni fa se il suo paese non fosse stato bandito dal Cio. Che dire del prodigio norvegese Jakob Ingebrigtsen, 20 anni, che ha vinto i 1500 con il record olimpico (3'2872) dandoci gli stessi brividi del suo connazionale Warholm primatista del mondo in un 400 ostacoli storico.

Essere, come italiani, nel medagliere atletico dietro agli americani rosicanti, porta euforia, anche se sapevamo che la rosa avrebbe avuto delle spine. Jacobs ha dentro ancora rabbia per dimostrare che vale il suo oro storico sui 100, perché il lanciato in staffetta è stato davvero convincente. Tamberi, certo, sarà rimasto con poco dentro, ma in due mesi ritroverà i suoi diari, la voglia di stupire, di andare in pedana e salire ancora perché lui ama davvero quello che fa, e l'atletica ama lui.

La coppia pugliese della marcia nata all'Infernetto avrà obiettivi diversi, Stano il mondo ancora una volta, la Palmisano, come gli ha sussurrato il brigadiere capo e grande allenatore Parcesepe all'arrivo, potrebbe farsi un regalo vero pensando alla maternità, anche perché ci sono tre anni per arrivare a Parigi e vedendo mamma Allison Felix, 11 medaglie olimpiche, ieri l'ultima nella 4x400, si può davvero

conciliare tutto.

Discorso a parte per la staffetta allargata e il loro guru Di Mulo. La resurrezione di Filippo Tortu, le storie di Patta e Desalu, il loro spirito di gruppo ci dice che il domani sarà pieno di belle sorprese.

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