Una domenica da incorniciare per il calcio italiano. L'Under 21 in Lussemburgo guadagna il visto per partecipare alla finale della categoria, la Nazionale maggiore si sbarazza facilmente della Polonia con un perentorio 2-0 e conquista il primato nel girone 1 che puo portare alla fase finale della Nations league che vuol dire tante cose insieme. Avere la possibilità di ospitare il torneo, magari provare a vincere la seconda edizione. Gol a parte, impressiona la qualità del gioco, il comando della partita lungo tutta la serata e l'intesa tra esponenti che non giocano insieme in campionato. Si capisce anche che si divertono e non è un particolare di poco conto.
La contabilità delle assenze rispetto alle convocazioni è di quelle che non si possono sottovalutare: con le ultime esclusioni di ieri pomeriggio siamo arrivati a quota 24 più l'acciacco capitato a Bonucci rimasto ieri sera ai margini e oggi di ritorno a Torino perché inutilizzabile contro la Bosnia. Eppure lo spettacolo offerto della Nazionale di Mancini al cospetto di un rivale tutt'altro che tenero è di quelli che ci conciliano con il calcio e soprattutto con l'azzurro. Merito del ct, rimasto ancora a casa perché positivo asintomatico, capace di trasmettere idee di gioco e mentalità dal sapore antico, forse solo nell'era di Arrigo Sacchi. Tra l'altro, e non si tratta di un dettaglio irrilevante, nel 4-3-3 persino una pedina discussa a casa Juve come Bernardeschi, ritrova smalto e spunti degni del suo passato. Forse gli giova anche il ruolo di esterno destro d'attacco che è il suo preferito. A dispetto di una legnata sulla caviglia, le prime giocate migliori passano dal suo binario e trovano contributo decisivo nelle rifiniture di Barella o nelle chiusure di Insigne (suo un gol annullato per il fuorigioco di Belotti). Persino il risultato all'intervallo di appena 1 a 0 (rigore trasformato da Jorginho, al quinto sigillo consecutivo dal dischetto) è risicato rispetto al gioco esibito, alle manovre disegnate con geometria impeccabile.
Produrre 10 e raccogliere 1 non sempre è cosa buona e giusta specie se poi nella ripresa la Nazionale continua ad apparecchiare golose occasioni da gol (Insigne sfiora l'incrocio) senza riuscire a staccare la Polonia e qui l'analisi riporta alla ribalta un argomento che resta di scottante attualità, il centravanti. Qui a pochi mesi dall'europeo abbiamo due candidati destinati a farsi una concorrenza spietata: Belotti e Immobile, la scarpa d'oro di casa nostra, rimasto a casa per la positività nota. Il granata, che somiglia tanto al suo predecessore Ciccio Graziani, è un tesoro di energie, coraggio e resistenza, gli manca il guizzo tecnico dell'attaccante di classe. Rigore procurato (più un altro ignorato nella ripresa sulla sua stoccata) e palla-gol sprecata con una volé di sinistro sono le sue giocate decisive.
Avrebbe bisogno di maggiore assistenza specie dopo l'arrivo di Berardi, sostituto di Bernaderschi, spentosi come un neon alla distanza. Tocca proprio a lui, nel suo stadio, mettere il punto esclamativo sulla serata azzurra con il secondo gol, arrivato al termine di un'azione da trenta passaggi, l'ultimo è un pezzo pregiato di Insigne.
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