L'Italia vola in finale. Vent'anni dopo il sogno è un 7 d'oro

Serbia affondata: gol pesanti di Gallo e Felugo, Tempesti blinda la porta. Domani la finale con la Croazia: "Sarà una battaglia, vogliamo la rivincita"

L'Italia vola in finale. Vent'anni dopo il sogno è un 7 d'oro

Tutti in vasca con il settebello, bagnato e chissà… fortunato. «Set­tebellissimo », dice Petrucci, presi­dente del Coni a cui sono venuti gli occhi a dollaro. Settebello come set­tedoro. Sarebbe ora di ricomincia­re a riesumare l’idea. Vent’anni do­po. C’è sempre un vent’anni dopo nei romanzi che contano.Vent’an­ni dopo sarebbe ora di rivincere una olimpiade.L’altra volta con Ra­tko Rudic in panca, stavolta contro l’inaffondabile ct della pallanuoto. Sarà Italia–Croazia con Danijel Pre­mus che ieri ci ha dato certezze con un gol pesante e nel momento im­portante ed ora dice che non conta la nazione cui appartieni ma la squadra in cui giochi. «Mio nonno era nell’esercito italiano»,racconta con l’inflessonedi un croato ormai italianizzato, grazie alle astute pen­sate nostrane, leggi casa Recco.

Questa è l’Italia che solleva schiz­zi di gioia, acqua festante dopo un 9-7 rifilato alla Serbia con una parti­ta che toglie tutti i dubbi a chi non avesse compreso lo strano girone di qualificazione. Sandro Campa­gna ha cercato di spiegarlo con una battuta. Non che tenesse al miste­ro, ma i sacri misteri della palla in ac­qua non possono essere molto di­versi da quelli della palla nel calcio.

«Tutti i testi dicono che bisogna sca­ricare 15 giorni prima dell’evento ed io ho previsto di scaricare per l’8 agosto». Scaricare nel senso di ve­der girare a mille la macchina atleti­cadiunasquadra, emagariscarica­re gol com’è capitato ieri sera nella Water polo Arena, dove il tifo era molto italiano e gli occhi folleggian­ti di soddisfazione si sono sprecati nel dopo partita.

Italia dominatrice di una sfida prevedibilmente difficile. I serbi hanno gioco tosto, duro, lotta fisica senza paura.

Sott’acqua poi è tutto un cozzare di gam­beedimanovrear­dite.

Gliitalianipu­re. «Partita fanta­stica sotto ogni punto di vista: ab­biamo tenuto fisi­camente e mental­mente », haraccon­tato il ct. Partenza sprint a suon di gol: Gallo che canta sull’acqua ed è una meraviglia. Fe­lugomagistrale, Tempestisaracine­sca, difesa nella migliore tradizio­ne italiana, qualunque sia lo sport. Serbi poco precisi, tanti pali, e trop­pi gol presi in parità numerica. C’è undatochedicequantosiastatafor­te l’Italia: gli azzurri hanno sfrutt­a­to solo 5 situazioni di superiorità su 14. Hanno vinto nel testa a testa, tut­ti contro tutti. «Gara dominata e me­ritata », ha raccontato Petrucci da ti­foso esperto. Veder la palla­nuotoinfinale, ripensa­re all’oro di Barcello­na è un gioco della fantasia e della no­stalgia. «La palla­nuoto è un marchio vincente» azzarda senza pudori il presi­dente del Coni. C’è stata partita, manonc’èstatoti­more, tensio­ne, paura di veder sfuggire la finale. Galloaprelapartitaedancheladife­sa dei serbi, gli altri si accodano. Al­la fine il cannoniere sarà lui (3 reti), Felugo doppietta e molto altro, Pe­rez, Giorgetti, Presciutti e Premus uno a testa. Dall’altra parte teneva testa Udovicic, che a molti ricorde­rà un pelato giocatore del Novara, qui invece è il vero capocomitiva, al­lenatore in campo, goleador (3 re­ti), dieci anni di carriera anche se gli anni suoi sono solo 28.
C’è stato di tutto un po’:un pizzi­co di fortuna nelle deviazioni che hanno accompagnato gol iniziali, qualche sottile favore arbitrale nel 3˚ e 4˚ tempo, la sensazione che l’Italia non facesse fatica a tenere a bada avversari ringhianti ma doci­li, che sembra quasi un controsen­so. «Abbiamo disinnescato i miglio­ri e ridotto l loro potenziale, i gioca­tori hanno usato carattere e pazien­za ». Ma adesso il sogno non può fi­nire qui. «Loro sono qui per vince­re, noi non siamo qui per l’argen­to ». Campagna parla sempre con il sorriso sulle labbra, ma poi il discor­so
diventa senza vie di scampo.

Italia e Croazia si sono già incon­trate nel girone eliminatorio e gli azzurri ne sono usciti con un 11-6 al passivo che non fa bene alla sa­lute. Maledetto Rudic, ce lo sogne­remo sempre: nel bene e nel male. Campagna ci mette una pezza: «Ma i confronti tra me e lui sono più o meno alla pari». Fuori stati­stiche, amuleti e tutto quanto fa speranza.

Vent’anni do­po bisogna ricomincia­re a scrivere un ro­manzo. Sull’ali do­rate.

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