Due centesimi. Due, piccolissimi, centesimi. Per un soffio, insomma, Federica Pellegrini non ha portato a casa il quinto oro europeo nei 200 stile libero. Stavolta Fede deve accontentarsi dell'argento, beffata al tocco dalla ceca Barbora Seemanova, oro in 1'5627 contro l'1'5629 dell'azzurra che ha preceduto l'inglese Freya Anderson (1'5642), mentre quarta finisce la campionessa uscente Charlotte Bonnet (1'5655). Che gara entusiasmante, incerta fino alla fine. Con le prime quattro nella stessa linea fino all'ultima bracciata. Per poco Fede non ci ha regalato l'ennesima magia, come ai Mondiali di Budapest quattro anni orsono. Quella stessa Budapest che nella sua carriera è stata un crocevia: qui con una spalla malandata nell'estate 2006 compì 18 anni, decise di affidarsi ad Alberto Castagnetti e trasferirsi a Verona: fu la svolta verso gli ori di Pechino e Roma; qui nel 2010, dopo la morte di Castagnetti, completò il grande slam e vinse il primo oro europeo; qui nel 2017 sconfisse l'americana Katie Ledecky, fin lì imbattuta. Ieri invece, sempre sulle rive del Danubio, è arrivato questo argento europeo, una tappa di passaggio verso la quinta finale olimpica, un'impresa mai riuscita ad una nuotatrice.
Non è bastata ieri la solita rimonta nell'ultima vasca in virtù di una prima parte più controllata (27"1- 56"52-1'26"57 i passaggi). Ma si può essere felici dell'argento anche dopo quattro ori, presi sui 200 metri a Budapest 2010, Debrecen 2012, Berlino 2014 e Londra 2016; mentre a Glasgow 2018 decise di non nuotarli. Al contrario di quest'anno, perché «mi ha convinto Matteo (Giunta, l'allenatore, ndr), e sono contenta di avergli dato ragione per una volta. È stata una settimana così densa di gare, forse non l'ho mai fatta in vita mia e a 32 anni non ero così sicura di reggere». Alle volte ci si dimentica che Federica non è più la bambina di Atene 2004 che prese l'argento olimpico a 16 anni. Ma una leggenda vivente che sfida il tempo e prossima ai 33 anni. E mentre tante avversarie battute hanno già da tempo appeso la cuffia al chiodo, lei è ancora lì che nuota con la stessa grinta di sempre, seconda su un podio europeo tra una ragazzina del 2000 (Seemanova) e un'altra del 2001 (Anderson).
Dall'argento di Fede ai due bronzi in coda.
Quello del ligure Alberto Razzetti, terzo al debutto in azzurro nei 200 misti. E poi quello della staffetta neo olimpica 4×100 mista uomini-donne (Margherita Panziera, Nicolò Martinenghi, Elena Di Liddo e Alessandro Miressi). Per l'Italia il conto è salito già a 13 medaglie.
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