Il finale non poteva che essere da Oscar per la Lollo dei ghiacci. Francesca Lollobrigida ha chiuso i suoi Giochi così come li aveva aperti: vincendo una medaglia. Primo sigillo azzurro oltre Muraglia due settimane fa, con l'argento nei 3mila metri, ieri ha chiuso, regalando all'Italia la 17sima medaglia, con il bronzo nella mass start, alle spalle della solita Olanda di Irene Schouting e della canadese Ivanie Blondin. Alle distanze corte si era convertita negli ultimi anni, ma la mass start era la sua tazza di tè. Per questo ci teneva a fare ancora bene e lo si è visto: in una gara dove le scortesie fra signore somigliano a sportellate fra machi, lei è uscita leggiadra e vincente da ogni confronto. Per strada si perdevano, con scivolate e sonore grida almeno tre pretendenti al trono. Lei è stata intralciata, ma ha tenuto duro, perdendo un filo di spunto solo in volata. Che cosa chiedere di più? «Ho riguardato subito il finale e penso lo farò ancora tanto in futuro, ma va bene così, perché, in una gara serrata come questa, la medaglia poteva anche sfumare del tutto. Devo essere sincera: dopo l'argento mantenere la concentrazione per due settimane non è stato facile ed ero più tesa che all'inizio dei Giochi». Lollobrigida, poi, non ha la memoria corta: «Se penso che 4 anni fa ero in lacrime dopo il quarto posto di PyeonChang, trovarmi ora con due medaglie, ma soprattutto con una bandiera da portare alla cerimonia di chiusura, mi rende molto orgogliosa del viaggio che ho fatto. Tutto è partito allora».
Lei, che arriva dal sole di Frascati e dalle rotelle del pattinaggio amatissimo in gioventù, è maestra di fatiche: chiedere a papà, pure campione di pattinaggio a rotelle, le ore di viaggio per raggiungere il freddo e il nord e i soli due ice rink d'Italia adatti allo speed skating. Sono a Collalbo e Baselga di Piné, Alto Adige e Trentino. «Questa medaglia sembra individuale, ma c'è la forza con cui molti mi hanno spinto. Famiglia, staff, la federazione e tutta l'Italia». Già, questi piccolo mondo dello speed skating che è ancora costretto ad emigrare per allenarsi il quartier generale è il Thialf di Heerenveen - per Milano Cortina 2026 chiede una sola cosa: quel tetto che copra il loro impianto di Baselga, per potersi allenare sempre.
Lo ricorda anche un collega della Lollo, Andrea Giovannini, che ieri ha sfiorato l'impresa nei 5mila e che punta, insieme a Davide Ghiotto, bronzo nei 10mila, ad esserci ancora fra 4 anni, recuperando anche Nicola Tumolero, bronzo 2018 e poi in lotta col tendine che si ruppe proprio ai Giochi. Una piccola richiesta, niente lamentele. Le medaglie si vincono anche così: «I Giochi 2026? Ho 31 anni e ancora tanta voglia di pattinare, però, ho un impegno», spiega lei, «Ho un marito, da luglio...
devo dedicargli un po' di tempo». Perfino il viaggio di nozze è stato rimandato per Pechino 2022. Ora è tempo di amore e sorrisi, di bandiere e orgoglio. Poi la donna del ghiaccio tornerà perché il suo bellissimo film continua.
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