Andrea Iannone è un caso umano. Parla italiano, lo parla anche bene, tutti i congiuntivi sempre al posto giusto, eppure nessuno ascolta veramente ciò che dice. Il pilota della Ducati va ripetendo che farà solo la propria gara e però l'Italia tifosa e i social l'hanno eletto a Robin Hood dell'italmotociclismo. Sono convinti che toglierà a Marquez e Lorenzo per dare a Valentino. Di certo c'è invece che a furia di litigare, uno fra Jorge (più probabile dopo l'intromissione del suo legale nel ricorso al Tas di Rossi) e Vale lascerà la Yamaha. Nel caso fosse lo spagnolo, Andrea potrebbe prenderne il posto. Iannone è però un doppio caso umano: è anche un pilota invisibile. Perché eleggerlo a difensore di Valentino significa non aver visto che grande e libera gara ha fatto in Australia, privando Vale di punti preziosi con un sorpasso ai limiti del patatrack.
Fatto sta, da domani si ricomincia. Ma queste alleanze sono davvero così diffuse e presenti nel motomondo?
«Ma no, no... difficile dire se ci siano state, ci siano o ci saranno alleanze. La verità è che ogni pilota è solo, comanda lui la propria moto e quindi è libero di guidarla come meglio crede. Questo è uno sport individuale. Quanto alle ultime due gare, fra Lorenzo e Marquez, dura giudicare... Come fai a dirlo?».
Valentino è sicuro.
«Io penso che ognuno di noi corra sempre e solo per vincere. E non per perdere o altro».
Magari uno si sente fuori dalla lotta per il vertice e allora aiuta questo o quello...
«Anche sapendo di faticare per raggiungere o mantenere le prime posizioni, comunque ci provi. O almeno questo è quello che capita a me. Quando sono in griglia, anche indietro, io parto sempre pensando di poter vincere. Dopo di che porto a casa ciò che era veramente nelle mie possibilità. Ma mai prenderei il via precludendomi qualcosa».
Brutto però quanto visto in Malesia tra Rossi e Marquez.
«Mi è dispiaciuto. Ma a Valencia come a Sepang io penserò solo al mio campionato. La gente non fa caso che in Malesia, vincendo, Pedrosa mi ha passato nel mondiale. E ora non sono più quarto e per me, riacciuffare quella posizione vale quanto vincere il titolo».
E il campionato del mondo del tuo amico Valentino?
«Come italiano spero riesca a conquistarlo. Se lo merita. Per come ha condotto l'intera stagione, per quel che è riuscito a fare a 36 anni e, credetemi, è davvero difficile. Ha stupito tutti».
Però niente favori, pensi solo al 4° posto?
«Sì. E credo valga per tutti i piloti. Quando hai il tuo obiettivo, persegui quello».
Per cui non ti aspetti neppure di vedere scorrettezze di altri?
«Ragazzi... ma neanche a parlarne. Ritengo che l'educazione, in pista come nella vita, sia fondamentale. Nel nostro sport di scorrettezze non ce ne devono essere».
Beh, a Sepang. E poi con il tifo esasperato di questi giorni, basterebbe che Iannone superasse Rossi togliendogli punti fondamentali e... apriti cielo.
«Pregiudizi di chi segue da fuori. Sbagliati».
Gibernau, storica vittima di Rossi, dice che serve qualcuno che faccia rispettare meglio le regole.
«Non abbiamo bisogno di altri cani da guardia. Le regole ci sono, le conosciamo, sappiamo di doverle rispettare, le discutiamo anche fra noi in safety commission. Se poi qualcuno non lo fa, ne paga le conseguenze. Come nella vita».
Sincero: ma Vale, nel caso il tribunale sportivo non cambiasse la penalità, potrebbe davvero farcela partendo ultimo?
«Domenica può succedere di tutto. Non è detto vinca il più veloce, o il più avvantaggiato alla partenza.
In fondo è l'essenza di questo sport, dominato dall'imprevedibilità. E poi forse ci si dimentica che al di là di tutto Valentino è in testa al campionato con 7 punti. Ed è veloce, è forte, ha tutto ciò che gli serve per farcela».
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