Alexander Ceferin, 53 anni, avvocato di Lubiana, presidente dell'Uefa, dev'essere rimasto colpito dalla famosa citazione contenuta ne Il codice da Vinci («chi perde viene cancellato e il vincitore scrive libri di storia»). Perché ieri ha inaugurato la giornata gloriosa del suo successo sul progetto di Super league abortito con una serie di minacce che hanno offerto al suo intervento il senso limaccioso di una volgare ritorsione. «Deciderò chi far sedere vicino a me ha cominciato per annunciare il perdono per gli inglesi rientrati all'ovile, la stima per gli americani di Roma e Marsiglia insensibili al richiamo di Perez e Agnelli e il patibolo per i traditori. La conclusione è stata ancora più violenta: «244 club su 247 sono dalla nostra parte, gli altri si rendano conto e si preparino a subirne le conseguenze». Da Montreux, sede dell'esecutivo Uefa, sono emersi anche altri dettagli e cioè la telefonata effettuata con tutti i dirigenti dei 12 club che avevano aderito, tranne Agnelli. Persino la battuta su un messaggio privato ricevuto (mi hanno scritto il nuovo calendario della super league: Real Madrid-Juve tutte le settimane) è stata di basso livello accompagnata da un'altra ritorsione sulla prossima semifinale Real- Chelsea (non so se si giocherà!) che sarebbe davvero un colpo di stato calcistico.
In questo clima da piazzale Loreto, altre parole meno incendiarie, hanno lasciato intendere che tali propositi saranno presto rinfoderati, come ha detto apertamente Christillin, riconfermata nel suo incarico, pronta a smentire l'eventuale successione alla presidenza della Juve («smentisco al 100%») e a far sapere che «le eventuali sanzioni saranno morali». A Madrid, le parole di Ceferin non hanno certo fatto cambiare idea a Florentino Perez il quale ha avvertito che «le pratiche di uscita dalla super league» non sono state firmate (le penali in ballo faranno ballare la rumba a molti azionisti) mentre il suo antico rivale Laporta, sul tema, ha persino rincarato la dose sostenendo che quel progetto «sarà una necessità». A proposito del numero uno catalano, dagli Usa è arrivata una chicca giornalistica rilanciata anche dalla stampa inglese: sarebbe stato lui, secondo il NYT, la gola profonda che ha soffiato a Ceferin il venerdì precedente all'annuncio i particolari dell'iniziativa!
Di sicuro la Super League rappresentava una soluzione discutibile ai gravissimi problemi del calcio continentale. Ora in campo restano i problemi e nel 2024 la riforma firmata dall'Uefa nella quale però, curiosamente, compaiono alcuni criteri identici a quelli studiati dai 12. Rummenigge, gran capo del Bayern, ha infatti spiegato che in quel format «se la Juve dovesse arrivare quinta entrerebbe comunque in Champions per via del suo ricco ranking». Ma scusate: allora la famosa meritocrazia assassinata dalla super league ci sarebbe anche nel piano dell'Uefa! E d'altro canto per rimediare ai bilanci nei quali il 66% dei costi sono legati agli stipendi di calciatori, allenatori e procuratori, quale altra strada può essere percorsa se non quella di una riduzione della torta dell'Uefa che non ha il rischio d'impresa e nelle riforme sul salario dei calciatori? Significativo, sul punto, è stato l'intervento di Antonio Conte domenica notte («basta spremere i calciatori come limoni») al contrario di quello di Guardiola (stipendio annuale al ManCity da 19 milioni, ndr).
L'atmosfera da regolamento dei conti non poteva non contaminare anche l'assemblea delle società di serie A che si riunisce oggi.
Alcuni club vorrebbero far causa ad Andrea Agnelli «per aver fatto fuggire i fondi»: tra questi ad agitare le acque ci sono in prima fila Preziosi e Ferrero, presidenti di Genoa e Samp. Dal Pino, il presidente della Lega, è fermo nell'impedire una deriva di questo genere. Significherebbe decretare la fine all'organizzazione.
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