''A dicembre in tanti all'Inter avevano tosse e febbre, ma non abbiamo fatto i test e non sapremo mai se era Coronavirus'' è lo spaventoso retroscena svelato da Romelu Lukaku.
Il Covid-19, a Milano molto probabilmente girava già a fine 2019, ben prima quindi delle misure preventive messe in atto dal Governo italiano. E' quanto emerge dalle parole dell'attaccante nerazzurro Romelu Lukaku, che già lo scorso 2 aprile aveva tuonato contro Figc e Lega Serie A con dichiarazioni polemiche: ''Per fermare il calcio è servita la positività di un giocatore della Juve".
Il gigante belga torna a fare polemica sulla gestione della salute dei calciatori da parte del sistema calcio italiano, svelando un retroscena choc durante un chat su Instagram con Kat Kerkhofs, moglie di Dries Mertens. L'attaccante nerazzurro dopo averla aggiornata sulle ultime novità: ''Sono tornato in Italia. Ci è stato permesso di tornare a casa per un pò, ma siamo stati rapidamente richiamati. Il mio compagno di squadra Diego Godin, ad esempio, ha dovuto prendere tre voli per arrivare in Uruguay. Dopo alcuni giorni, è dovuto rientrare. Nella nostra chat di gruppo con la squadra, tutti abbiamo temuto la quarantena per due settimane'' rivela a sorpresa: ''Abbiamo avuto una settimana libera a dicembre. Siamo tornati e giuro che 23 giocatori su 25 dell'Inter erano malati. Non è uno scherzo''.
L'episodio incriminato al quale Lukaku fa riferimento sarebbe avvenuto dunque, molto prima della quarantena obbligatoria con precisione durante il match casalingo del 23 gennaio: ''Abbiamo giocato in casa contro il Cagliari di Radja Nainggolan e dopo 25 minuti uno dei nostri difensori ha dovuto lasciare il campo (Milan Skriniar, ndr). Non poteva andare avanti e quasi svenne. Tutti tossivano e avevano la febbre. Mi ha anche infastidito. Quando mi sono riscaldato, sono diventato molto più caldo del solito. Non prendevo la febbre da anni. Dopo la partita c’è stata un’altra cena con gli ospiti di Puma in programma, ma ho ringraziato e sono andato dritto a letto. Non siamo mai stati testati per il virus in quel momento, quindi non lo sapremo mai con certezza. Ho contribuito con 100mila euro a un ospedale di Milano. Non ho mai fatto cose del genere prima d’ora. Non ci ho mai pensato. Più invecchio, più mi rendo conto di avere una piattaforma per aiutare le persone. Sono qui in Italia e sono stato accolto molto bene qui. Quindi è bello supportare le persone qui''.
Una ricostruzione, quella del centravanti belga che però non trova conferma all'Inter: l'unico giocatore influenzato, secondo quanto comunicato al tempo, era appunto Skriniar e in quel periodo nessun altro calciatore
aveva avuto sintomi di alcun tipo almeno stando alle dichiarazioni ufficiali. In ogni modo nuove ombre si annidano sul nostro calcio, chiamato nelle prossime ore alla decisione finale sulla ripresa del campionato.Segui già la nuova pagina Sport de IlGiornale.it?
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