L'unico lampo fu l'ultimo azzurro del Grande Torino

Nello stesso stadio di sabato, non ancora Bernabeu, con i gol di Lorenzi, Carapellese e Amadei

L'unico lampo fu l'ultimo azzurro del Grande Torino

Non c'era la Var nel '49 ma c'erano sei del Grande Torino quel giorno a Madrid. Era marzo, il ventisette e il Chamartin era nero di folla. Non più la sfilata dei gerarchi come al Berta di Firenze nel '34 ma Giulio Andreotti, presente in tribuna a rappresentare il nostro governo in una terra difficile. Fu l'unica volta, quella, la prima e l'ultima, in cui l'Italia sia riuscita a battere la Spagna in casa sua. La corrida di Firenze del '34 è ricordata come una battaglia che portò ai supplementari e a undici, 11 in numero, feriti sul campo, costretti a saltare la ripetizione, il giorno appresso, del quarto di finale della coppa del mondo. Ripetizione alla quale non partecipò il leggendario Ricardo Zamora, con un occhio pesto e la coscia gonfia, per le botte, disse lui, di Schiavio e Monti. Un telegramma del Duce, prima della seconda sfida, non lasciava alternative: vincere o morire. Scegliemmo la prima opzione, battendo con un gol di Meazza i reduci spagnoli il giorno appresso.

Spagna-Italia o Italia-Spagna, cambiando le nazioni, compresi gli Stati Uniti di America (cazzotto di Tassotti a Luis Enrique), è stato sempre un duello da sangue e arena.

Quella del '49 fu, piuttosto, l'ultima esibizione in maglia azzurra di sei granata, Bacigalupo, Ballarin, Rigamonti, Menti, Castigliano e Valentino Mazzola, trentotto giorni prima della tragedia di Superga. Fu, quello di Madrid, un viaggio romantico, essendo la partita a carattere amichevole. L'aereo, che trasportava la comitiva, fece scalo ad Alghero per il rifornimento di carburante, al seguito un gruppo folto di tifosi, in gita turistica.

Fu una vittoria storica in terra di Spagna, esclusiva, meritata ma luce unica mai più ribadita. Lorenzi, Carapellese, Amadei gli eroi di quel giorno ma anche Bacigalupo che parò un rigore. Una storia calcistica, tra le due nazioni, lunga quasi cento anni, incominciata ai Giochi Olimpici di Anversa il 2 settembre del '20 con il successo spagnolo per 2 a 0. Ci fu un pareggio a Gijon nel '28, quindi a Bilbao nel '31.

Dopo il trionfo al Chamartin, buio totale, soltanto sconfitte tra Barcellona, Elche e il Santiago Bernabeu che ci regalò un solo pareggio nell'amichevole del '70, finita 2 a 2 ma con un epilogo grottesco: i gol di Anastasi e di Riva vennero cancellati dalla doppietta di Sandro Salvadore che sorprese Dino Zoff e firmò la fine della carriera in azzurro di Billy, alla vigilia del mondiale messicano.

Vorrei dimenticare Kiev, la finale dell'Europeo, una sconfitta pesante senza se e senza ma.

La prossima eccita Ventura e solletica gli studiosi di casistica. Dopo sessantotto anni possiamo riprovarci. Allora erano sei gli eroi granata in campo. Sabato ci sarà Andrea Belotti. Un torero da 100 milioni. Basta e avanza.

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