L'urlo sportivo più famoso e quel gesto silenzioso che è forte quasi quanto un urlo. Al Palazzo di Vetro dell'Onu, l'orgoglio italiano è rappresentato in questi giorni da Marco Tardelli e da Mariaclotilde Adosini, campionessa di scherma nota per l'episodio di fair play che l'ha vista protagonista virtuosa il mese scorso, quando ha scelto di rinunciare alla vittoria e far ridisputare l'incontro di Coppa del Mondo under 20 di spada già vinto per via di un errore arbitrale. Un gesto che ha scosso positivamente il cuore di noi italiani e che ha colpito persino le Nazioni Unite. «Ha voluto combattere fino alla fine in maniera onesta, rispettando l'avversaria francese. C'era stato l'errore dell'arbitro ma lei ha accettato di salire sulla pedana di nuovo. Ha perso però ha avuto una grande standing ovation del mondo dello sport». Sono alcune delle parole al miele che Marco Tardelli, ambassador dell'evento «Change the World Model United Nations», il forum internazionale legato al mondo delle scuole e delle università che si conclude oggi, ha riservato alla 18enne liceale bergamasca. «Qui ci sono 3.500 studenti e sono felice che questo gesto sia arrivato da una ragazza così giovane e che fa sport. I giovani sono la nostra speranza».
Dall'Italia, Mariaclotilde, che non ha potuto ritirare il premio di riconoscimento per problemi di salute («ma sarà per la prossima volta», assicura il campione del mondo a Spagna 82) ha ringraziato l'ex calciatore «per la splendida opportunità che mi è stata data. Spero che la mia azione possa parlare da sé e spero che possa arrivare a più ragazzi possibili l'insegnamento dei valori che fin da piccola porto nel cuore». Giovanissima e già un esempio per molti atleti, Mariaclotilde ha ribadito: «Non mi aspettavo tanto clamore, ho pensato solo che fosse la cosa giusta da fare, lo rifarei ancora». E Tardelli avrebbe fatto lo stesso in caso di gol non valido? «Sinceramente non lo so - ammette -, può darsi di sì può darsi di no. Bisogna trovarsi lì al momento. Il no gol è una cosa un po' diversa. Ecco perché mi ha colpito molto: perché una ragazza in un mondo talvolta non completamente sano riesce a fare una cosa sana». Ovvero accettare di rimettersi la maschera, impugnare di nuovo la spada e poi perdere. Ma ricevendo tuttavia la lunga standing ovation del pubblico francese che l'ha omaggiata così. Un premio impareggiabile. Un modo diverso, si può dire, di vincere.
Per una volta, vincere non era l'unica cosa che contava. «Assolutamente - conclude Tardelli -, è quello che dico sempre quando vado in giro a raccontare. È vero, in certe situazioni, una sconfitta ti insegna più di una vittoria».
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