L'uscita a vuoto di Gigio. Milan, comunque vada non sarà una bandiera

È un caso il confronto tra Donnarumma e gli ultras. Maldini: "Decidiamo noi chi gioca"

L'uscita a vuoto di Gigio. Milan, comunque vada non sarà una bandiera

La riconquista di San Siro da parte del Milan (2 a 0 sul Benevento, gol di Calhanoglu e Theo Hernandez, prova super di Ibra) avvenuta sabato sera, è stata divorata dall'esplosione del caso Donnarumma. Inevitabile, verrebbe da aggiungere subito perché fin qui il silenzio assordante del calciatore e del club che l'ha tenuto al coperto, sono stati giustificati dalla pandemia e dagli stadi chiusi. Ne hanno discusso giornali, siti e televisioni fino a far montare la rabbia dei curvaioli che all'improvviso sabato mattina si sono presentati dinanzi ai cancelli di Milanello e hanno chiesto un colloquio col portiere. Qui è avvenuto il primo corto circuito. Perché nessuno è in grado di stabilire chi ha autorizzato il confronto convincendo Gigio che non era disposto. Il racconto delle diverse fazioni (testimoni a Milanello ed esponenti ultrà) conferma che si è trattato di momenti di grande tensione. I curvaioli sono stati espliciti fino al punto dal finire sul terreno scivoloso delle minacce.

«O firmi o non giochi contro la Juve» gli avrebbero intimato dando credito ai resoconti di calcio-mercato che attribuiscono al suo agente Raiola l'intenzione di portarlo in dono a Torino, a fine stagione, a zero euro, per intascare un cospicuo premio (si parla di 20 milioni per l'agente più 3 per il papà Alfonso) e uno stipendio di circa 10 milioni netti per 5 anni. «Non ho firmato, decido io del mio destino e voglio restare» queste le frasi attribuite, dal tam tam della tifoseria, a Donnarumma che è uscito dal colloquio molto scosso. Secondo taluni, rientrando nel collegio, aveva le lacrime agli occhi e qualche critica da riservare al club che lo aveva mandato al faccia a faccia. Per amore di verità, il Milan attuale l'ha difeso e protetto pur avendo capito che la mancata risposta all'offerta sontuosa (8 milioni netti per 4 anni) equivale a una voglia di chiudere. Mai una parola fuori posto, mai una pressione, Pioli e area tecnica sempre pronti a giurare sulla serenità del ragazzo. Gigio e soprattutto il suo agente non potevano pensare di uscire dal Milan - dove è arrivato ragazzino, è cresciuto, allevato calciatore, lanciato e pagato negli ultimi anni con 6 milioni netti l'anno più 1 milione al fratello Antonio - senza che nessuno alzasse il sopracciglio. Per tacere dei gesti (la maglia baciata) e delle frasi affidate ai suoi amici di eterna fedeltà ai colori rossoneri.

Paolo Maldini, spiazzato da quanto avvenuto e raccontato da siti e tv nella notte di sabato, è intervenuto ieri mattina con una nota d'agenzia nella quale ha provato a mettere i puntini sulle i. Ha dettato: «Nessuno può decidere chi gioca e chi no, scelte tecniche e contratti spettano a tecnico e società. Per questo motivo la pratica rinnovi sarà congelata fino al termine della stagione. Episodi come questi non aiutano la squadra impegnata nella corsa Champions». Per il Milan e in particolare

Per Donnarumma si prepara la settimana più delicata della sua stagione (domenica sera gioca a Torino contro la Juve, spareggio Champions). Chi l'ha spinto in questo burrone (Raiola e papà Alfonso) dovrebbe tirarlo fuori.

Comunque finisca la sua storia, anche restando a Milanello, ipotesi improbabile, l'immagine è stata sfregiata. E se dovesse trasferirsi in bianconero, anche la serenità dell'europeo azzurro (a giugno si giocano 3 partite a Roma) tornerebbe a rischio contestazione.

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