Lacrime e sorrisi, storie d'amore e storie d'umore: Napoli e Balotelli si conoscono come due vecchi amici che non sono mai riusciti a passare una vacanza insieme. Non parliamo di amanti, perché tra Balotelli e Napoli c'è di mezzo anche una figlia, ma invece immaginiamo quel certo giocarsela con la strizzata d'occhio della connivenza. Mario Balotelli torna a Napoli: stavolta per giocarsi il preliminare di champions con la maglia del Nizza. Infortunio permettendo. Eppure per i napoletani non è proprio una novità. Anzi, ormai è uno di casa: ci capita spesso. Appena riesce a fuggire dagli obblighi del calcio e del Nizza. Merito di Pia, la bambina sua e di Raffaella Fico, che li ha costretti a comportarsi da genitori di una famiglia affettuosa (con la bambina). SuperMario c'è stato anche a fine maggio: Pia, quattro anni, era coinvolta in un saggio di canto, danza e recitazione. Papà Mario, altro che Super, si è seduto una fila dietro la mamma, si è portato un mazzo di fiori per la piccola ed ha applaudito. Come tutti i papà con quel briciolo di emozione che non manca mai.
Oggi il Balotelli alla francese è forse più maturo di quello all'italiana, che ha impiegato un po' troppo tempo per riconoscere Pia come figlia ma sta correndo verso il riscatto, raccontando che la bambina è la cosa più importante della sua vita. A Napoli lo hanno incrociato in tutte le versioni: papà ostico, poi premuroso, in rotta con Raffaella ed ora in armistizio, calciatore combina guai e calciatore sconfortato. Affranto in panchina con tanto di lacrima sul viso per una sostituzione: comandava Seedorf e SuperMario venne avversato dal pubblico per tutta la partita. Qualcuno pensò ad insulti razzisti, poi tutto venne ridefinito in ambito meno polemico.
Il Balotelli in maglia rossonera è un classico della vista Golfo. L'ultima recita con il Milan. Una manciata di minuti, ma stavolta niente musi: in tribuna c'erano Pia e la mamma. Sorrisi tutti per il papà e lui s'è goduto quella fortuna dimenticando la lunga attesa in panchina. In rossonero, ma stavolta maglia Manchester City, segnò anche il gol del pareggio in una partita di Champions del novembre 2011. Sulla panca del Napoli stava Mazzarri, in campo c'era ancora Cavani, naturalmente goleador. Supermario pareggiò il conto con un tap -in. Sembrano passati anni luce dai quei giorni: il Napoli rivoltato davvero come un calzino, senza più gli istrionismi di Mazzarri, uno di quelli che ha interpretato professionalmente il detto vedi Napoli e poi e senza neanche il totem Cavani, che pareva destinato a lunga vita napoletana se non fosse arrivato il Paris Saint Germain a sconvolgere i piani. Del resto a Parigi sono bravi nelle operazioni ad alto tradimento.
Oggi il Napoli è forse na cosa seria del campionato pallonaro, con un allenatore che finalmente ha capito quanto sia più importante il vincere rispetto al partecipare. Squadra dotata (ma neppure allora era male) di buon gioco e di un gruppo molto più consolidato nel suo credo e nella struttura. Non è un caso che davanti a rivoluzioni serie e semiserie delle altre grandi del campionato, solo il Napoli abbia mantenuto la rotta, senza perdere gli uomini più importanti e forse esagerando nell'evitare ritocchi di peso.
Il tempo dirà chi abbia avuto ragione, intanto toccherà a Balotelli scordare il passato e ricominciare a mandare Napoli in sofferenza. Il tempo di una stoccata (appunto stoccata) e fuga. Poi il feeling riprenderà sulle rime della vita quotidiana, comune, solare e solatia, fra le braccia la piccola Pia e nella testa l'idea che non è passata mai. «Napoli? Certo che mi piacerebbe».
Lo ha ripetuto in tante interviste, ma De Laurentiis, che non è fesso, ha sempre voluto evitare gli strangolamenti finanziari di Mino Raiola, il pericolo bizze del Balotelli calciatore e l'ennesimo scontro filosofico con Sarri, che con un tipo del genere fra i piedi rischierebbe l'esaurimento nervoso. È capitato a tanti, anche se poi il vero perdente è stato sempre Supermario. Meglio il Superpapà (almeno viste le foto) che il Supermario calciatore.
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