Finalmente un Diez dal sinistro che conquista. Diez Diaz, l'idea del destino? Non poteva pensarla meglio. Qualche volta il Dio del calcio vuole riconciliarci con la sua anima romantica: non più penose storie di falli e falletti, pallone maltrattato e pallone bucato. Ecco, invece, il canto libero di un piccoletto nato in Spagna 23 anni fa, padre marocchino e doppio passaporto, che parla la stessa lingua di Maradona e che, nello stadio del Diego unico e inimitabile, ha fatto respirare ai milanisti, ma in genere agli amanti del calcio, quell'aria meravigliosa che ti soffia in faccia quando regala le trovate di un giocoliere. Il pallone nascosto agli avversari e via con il mal di testa per gli altri.
Brahim Diaz, il pollicino che a Milano ha imparato a giocare il calcio dei grandi, e non solo dei folletti, ci ha fatto ripensare alle magie maradoniane: palla carezzata dalla suola per nasconderla a Lobotka, prima di lanciare il talento di Leao verso il gol. Eppoi, dopo una decina di minuti, l'esecuzione in prima persona: eccolo infilarsi in quelle mischie d'area che gli piacciono tanto, la palla gli arriva nel grembo, controllo, finte e sinistro killer che la deviazione di Kim ha reso solo più letale. Tutto il calcio delizia per delizia. Poi aggiungiamo i gol di straordinario talento serviti da Leao, lo stupore per un Napoli così maltrattato. Ma tutto parte dal ragazzino, che pare di gomma quando rimbalza tra avversari tenendo il pallone incollato ai piedi. Intendiamoci, quella di ieri è stata serata magica: però che dire? Una lezione nello stadio di Maradona, la bravura nello scardinare la cassaforte di Spalletti, la bacchetta ad indicare la via pure a Leao.
Chissà, lassù, Maradona ci sarà rimasto male per il Napoli suo, ma gli sarà pur scappato un sorrisino per quel giocare da calcio spettacolo. Questo Diaz Diez ha un'anima da predestinato, ha faticato tanto nel campionato nostro e mai si è arreso: anzi ha imparato a lottare, buttarsi tra le gambe avversarie, giocarsela insomma. Il cammino calcistico è stato ad alti e bassi: spedito via dal Manchester City, pescato dal Real Madrid con la promessa di non venderlo allo United. Talento inespresso, o forse acerbo dicevano. Però il Real, per non sbagliare, lo aveva bloccato con una clausola da 750 milioni, una delle più alte in tutto l'orbe calcistico.
Ed, invece, visto a Milano, qualcuno avrà cominciato a sfogliar la margherita: vale o non vale? Ci sarà tempo per capirlo. Nel frattempo Brahim, che in campionato non segnava dal 22 ottobre, Juve altra vittima illustre, ha provveduto a lasciare un miglior segno di conquista per questo Milan segnando la rete decisiva ad inchinare il Tottenham e spianare alla squadra la strada verso i quarti di Champions.
Peccato che ieri, dopo 56 minuti, abbia dovuto salutare per qualche problema fisico. Presto ci sarà un altro appuntamento: stavolta tutta Europa a guardare. Il Napoli è avvertito, ma anche il Milan: se è vero che il Real Madrid sta pensando di riportarlo a casa. E quella sarebbe l'ultima incoronazione.
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