Malagò ha deciso: doppio commissario

Il n°1 Coni tentato dalla Lega calcio. Al vice Fabbricini la Federazione con Costacurta

Malagò ha deciso:  doppio commissario

Vale la pena misurarsi con la burocrazia di Roma o sul fronte molto più visibile di Milano? Meglio guidare la ricostruzione della Federcalcio o trasferirsi alla lega di A per governare i dissidi dell'organizzazione spaccata a metà e avere parola sulla trattativa dei diritti tv del prossimo triennio? Da oggi e nelle prossime ore, Giovanni Malagò è alle prese con questo interrogativo di fondo visto che ormai il nodo più importante è stato sciolto e domani alla ore 15, al foro Italico, la giunta del Coni potrà deliberare, senza esito alcuno, di commissariare l'intero calcio italiano. Ieri sera al Tg1, in una breve intervista, la conferma che la strada è stata tracciata. Sul doppio commissariamento di lega e Figc Malagò ha sottolineato che «storicamente sono il presidente del Coni o il segretario generale a prendersi questa responsabilità sulle spalle, ma sarà doveroso», ha aggiunto, «coinvolgere persone del calcio. Buffon? In futuro, ora si farebbe confusione, sta giocando, parliamo invece di gente già disponibile e preparata. Quanto al ct», ha concluso, «in Italia abbiamo solo l'imbarazzo della scelta». Strada tracciata, dunque, e decisione vicina. È vero, c'è un aereo che lo aspetta in partenza per la Corea e per le Olimpiadi invernali ma, come ha ricordato Gianni Petrucci, che da ex presidente del Coni è un perfetto conoscitore della macchina olimpica, «il compito più gravoso è sulle spalle del capo-delegazione, Malagò può lavorare al telefono».

Malagò e Roberto Fabbricini (il segretario generale) sono quindi i due nomi intorno ai quali si comporrà il ticket e potranno lavorare in perfetto sodalizio ma avranno bisogno soprattutto di una squadra. Perché il compito, come ha spiegato ieri il ministro Lotti, «non è soltanto quello di cominciare dal basso, dal calcio giocato ma di riscrivere le regole che hanno portato allo stallo». E qui il più autorevole candidato, come commissario ad acta, quindi incaricato di riformare statuto e regolamenti, è il professor Giulio Napolitano, figlio di Giorgio presidente emerito della Repubblica, già incaricato dello stesso lavoro in Federcalcio alcuni anni fa.

Non sarà un lavoro rapido e indolore. A dare ascolto alle prime indicazioni che arrivano proprio dagli uffici romani del Coni, il commissario durerà almeno un anno e avrà tra i compiti principali quello di sciogliere il nodo della scelta del ct da insediare dopo lo sventurato Ventura. Attenzione al fattore g come governo. Già perché se Malagò ha costruito un rapporto diretto con Lotti, ministro con la delega per lo sport del governo Gentiloni, a marzo dovrà fare i conti con un probabile cambio della guardia.

Il primo esame di laurea per Malagò commissario diretto o indiretto è l'allestimento della squadra dei collaboratori. Costacurta è il primo della lista, consultato già un mese fa dallo stesso numero 1 del Coni, seguito da altri nomi eccellenti tipo Demetrio Albertini che ebbe, con Guido Rossi commissario, un ruolo di prima fila nel periodo post calciopoli. Billy, attualmente, ha un ricco contratto come commentatore di Sky, deve rescindere prima di accettare l'incarico che lo metterebbe nelle condizioni di scegliere il ct. Anche lui ieri è rimasto al riparo da dichiarazioni e interviste («sarò in silenzio fino a sabato»). A un amico di vecchia data che gli ha scritto ieri mattina, Costacurta ha replicato con l'immancabile ironia: «Scusa non posso rispondere, sto pensando al ct».

Sui candidati per la panchina azzurra, che è poi la seconda delicatissima decisione, la conta è presto fatta: il trio in corsa è molto prestigioso e composto da Mancini (già finito sul taccuino di Gravina), Conte e Ranieri. Conterà lo stipendio (il segretario Uva ha accantonato in bilancio una cifra cospicua, 5 milioni e passa) ma soprattutto l'affinità elettiva.

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