La mission non ha zone di grigiore: «Dobbiamo vincere il maggior numero di medaglie, ma anche incentivare la gente a fare sport». Obbiettivo Sochi, passando per Milano. Chiamatela nuova via del Coni, ristrutturato e ridisegnato da Giovanni Malagò, presidente errante, instancabile pellegrino (perfino con stampelle come in questi giorni) a caccia di idee, consensi e novità, non solo di successi azzurri. Il Coni e tutti i suoi presidenti federali si sono trasferiti due giorni a Milano per celebrare Giunta e Consiglio nazionale in vista delle Olimpiadi invernali: ieri ospiti di Sky, che Malagò ha definito partner ideale per le missioni proposte.
Sochi vuol dire Giochi olimpici con tutto quanto fa sospetto e dispetto, sicurezza e terrorismo politico come ha predicato Mario Pescante, antico presidente dell'ente, ora impegnato in sede internazionale. «Sarà una Olimpiade esageratamente blindata», ha spiegato Malagò. «Ci saranno 42mila addetti alla sicurezza e grande attenzione per quanto succede nelle zone limitrofe. Considerando che a Londra il budget è stato pesantemente rivisitato a causa della sicurezza, questo tema sarà sempre più all'ordine del giorno per chi dovrà organizzarle». Anche stavolta tutti temono per minacce e ritorsioni. Putin ha messo del suo con i divieti anti gay. I giornalisti non sono ben accetti: proprio in questi giorni non è stato rinnovato il visto ad un corrispondente americano. In compenso ci saranno decine di agenti dell'Fbi, è sempre alto il timore di violenze da parte della guerriglia caucasica. E allora Pescante ha scatenato la sua guerriglia contro i devastatori del tempio: «Il terrorismo preoccupa, ma un certo tipo di terrorismo politico molto di più. Perchè mai ad ogni vigilia di olimpiade si avanzano richieste politiche e rispetto di diritti, anche condivisibili, e quando le olimpiadi si chiudono tutti si dimenticano dei problemi? É successo dopo Mosca '80, dopo Pechino 2008, dovunque. La politica si approfitta delle Olimpiadi, niente di più. Lo sport è il terreno dove i diritti non hanno discriminazioni. Assurdo, invece, che un paese inviti quattro lesbiche in Russia solo per dimostrare che in quel Paese i diritti gay sono calpestati. Lo facciano in altre occasioni». Chiaro.
Invece il Coni si è mosso da Roma per cominciare così il cammino che porterà alla celebrazione dei suoi cento anni (9 e 10 giugno) e per rimediare ad una assenza da Milano che data dal 1946, quando Giulio Onesti salvò l'ente con due consigli nazionali defilati dalle reazioni anti fascismo che il Coni simboleggiava. Saranno le prime Olimpiadi di Malagò: «Ed è una grande emozione, anche se il colore delle medaglie sarà un terno al lotto». L'Italia della neve è pronta, pur con qualche dubbio circa la forza dello sci e con qualche speranza riposta negli sport alternativi. Grande assente la squadra di hockey, malamente eliminata dall'Austria. Appuntamento dal 7 al 23 febbraio, gli azzurri si immergeranno in un tritacarne che prevede 5.500 atleti di 85 nazioni: in palio 98 medaglie d'oro. Ieri l'Italia dello sport è stata accolta dal sindaco di Milano, Pisapia, e dal governatore della Lombardia, Maroni, che hanno chiesto al nostro sport di essere protagonista anche all'Expo 2015.
Il Coni ha promesso, ma intanto farà nascere la Hall of fame dello sport italiano, proprio in coincidenza del suo centenario: ne faranno parte cento grandi atleti. Esclusi quelli ancora in attività, ad ogni quadriennio la Hall of fame verrà integrata da altri campioni. Un modo per non dimenticarli. Meglio tardi che mai.
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