Altro che sesso debole Le donne sono guerriere, temerarie, sanno lasciare il segno anche più degli uomini. Nella giornata di ieri ne abbiamo avuto la conferma quando Maria Centracchio ha portato a casa un risultato storico: centrando il bronzo a Tokyo 2020 e regalando al suo Molise la prima medaglia individuale ai Giochi. Prima di questa judoka di 26 anni, d'altronde, solo due corregionali erano riusciti a salire sul podio olimpico, sebbene in gare a squadre: Pasquale Gravina (un argento e un bronzo) nel volley e Aldo Masciotta (un argento) nella scherma. «Sì, il Molise esiste e mena pure». Maria lo urla forte al mondo e riscatta quell'odioso mantra secondo cui questa regione non esiste. Una terra, al contrario, che combina semplicità e forza e ora viene sorretta da una nuova e piccola ma tenace eroina. Nata a Castel di Sangro, ma residente da sempre a Isernia, Maria Centracchio è una ragazza che non ha mollato mai, abituata a combattere sia sul tatami che contro le avversità. Si è portata a casa un podio alla vigilia non pronosticato, da outsider, per questo ancora più bello e speciale come dimostrano le lacrime rigate sul suo volto dopo quest'impresa.
Del resto, lei partiva da dietro, lontanissima in classifica (n° 27) ed era pure la più minuta della sua categoria dei -63 kg. Per non parlare della sua personale battaglia contro il Covid e la mononucleosi. Ma non si è spezzata, anzi. «Datemi le Olimpiadi e poi ci penso io», si caricava alla vigilia. Poteva sembrare presunzione e invece no, Maria ci ha creduto fin dall'inizio, spinta anche dal bronzo dell'amica Odette Giuffrida. Si è poi fermata soltanto in semifinale contro l'olimpionica Tina Trstenjak. E ora dedica «questa medaglia a tutte le persone che mi sono state vicine quando le cose erano difficili, la mia famiglia, il mio fidanzato e le Fiamme oro che mi hanno supportata. E lo dedico al mio Molise: so che sui social tutti i molisani stanno già facendo festa». Proprio così, una regione impazzita di gioia per questa ragazza modello che «prendeva dieci in pagella in italiano e in storia, ma io voti del genere non ne do quasi mai», ha rivelato il suo professore del Liceo di scienze umane Cuoco di Isernia.
La definiscono seria, quadrata, competente, rispettosa delle regole.
Non poteva che scegliere il judo, sport di famiglia praticato nella palestra del papà maestro insieme al fratello Luigi promessa azzurra che l'ha seguita anche a Tokyo per farle da sparring partner. «È uno sport che veicola un bel messaggio. Non siamo il sesso debole e ci possiamo difendere in qualsiasi situazione. Questa medaglia spero dia coraggio e forza a tutte le donne». Se questo è il sesso debole
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