Vincenzo Santopadre è stato coach di Matteo Berrettini per 12 anni, quello che era al suo angolo il giorno della finale di Wimbledon, nel 2021. E la separazione avvenuta un anno fa non ha comunque spezzato il rapporto con il ragazzo che ha aiutato a diventare grande, nella vita e nel tennis: «Ci sentiamo ancora spesso, l'ho chiamato l'altro giorno per fargli i complimenti per il doppio contro l'Argentina. Il legame resta».
La vittoria in Davis ci ha regalato anche un Matteo ritrovato.
«Queste sono le situazioni dove lui si esalta. In squadra ha sempre trovato stimoli altissimi e sa mettere il suo cuore grande oltre l'ostacolo per tirar fuori il meglio del meglio».
E infatti non ha sbagliato una partita.
«Ama giocare i match pesanti, e quando sta bene adora la pressione. Anzi: ci sguazza proprio».
Sembra pure che stare in gruppo lo faccia giocare meglio.
«È sempre stato così, ha sempre avuto caratteristiche da leader. Ma non di quelli ingombranti, perché ha anche intelligenza e sensibilità per e trattare con ogni persona. Sa leggere le persone e le situazioni, ed è un ragazzo educato e rispettoso a cui non si può non voler bene»
Era così anche da adolescente?
«Quando giocavamo le gare con l'Aniene ha sempre saputo stare nel gruppo. Era il piccolino e stava attento a cercare di rubare i segreti dei giocatori professionisti: c'erano Cipolla, Starace, Bolelli ed anche Vagnozzi, il coach di Sinner».
I suoi infortuni: solo sfortuna o c'entra anche la testa?
«Diciamo che mente e corpo sono collegate: se stai bene di testa magari certe cose non si accentuano. E quando le cose non vanno bene, la testa può aiutarti ad uscirne. Matteo c'è riuscito».
Insomma: possiamo sperare che il peggio sia passato?
«Io lo capisco subito, basta uno sguardo. Lui è molto solare, si vede subito se è un po' appesantito o se, come si dice a Roma, sta bello gagliardo. Ho rivisto un bel sorriso...».
Ha cambiato anche qualcosa nel suo gioco?
«Ho notato più confidenza nella capacità di giocare in difesa, che diventa normale quando un giocatore è in fiducia. Sicuramente era ben preparato fisicamente e pronto alla lotta».
Merito del percorso che ha fatto per arrivare a Malaga. Adesso ha anche preso Umberto Ferrara nel team, ma gli manca l'allenatore..
«In realtà con lui c'è Alessandro Bega e per ora sta bene così. Quando gli ho parlato mi ha detto che non ha fretta di trovare una soluzione».
Ma non è che Santopadre...
«Io? Matteo sarà capace da solo di risolvere la questione. Ci sentiamo spesso, io tifo lui e lui tifa me. Per il momento stiamo bene così...»
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