Mercedes mondiale nel giorno in cui le Rosse l'hanno raggiunta

Rincorsa tecnica finita: le Ferrari adesso valgonole rivali. Ma a tradirle ci hanno pensato i piloti

Mercedes mondiale nel giorno in cui le Rosse l'hanno raggiunta

La Mercedes colleziona Mondiali, la Ferrari comincia a collezionare rimpianti. Mentre Bottas e Hamilton (in quest'ordine, insolitamente inverso) festeggiano il sesto titolo costruttori di fila, pareggiando il record della Ferrari dei tempi di Schumacher, Maranello è alle prese con l'ennesimo rimpianto di una stagione che potrebbe passare alla storia proprio per le occasioni mancate. Un elenco cominciato in Bahrain e proseguito fino in Giappone, dove una prima fila tutta di rosso vestita, lasciava sperare in un finale diverso. Invece questa volta sono mancati soprattutto i piloti: Vettel ha toppato la partenza, Leclerc ha giocato col fuoco allargando troppo in curva 2 quando si è ritrovato affiancata la Red Bull di Verstappen finendo pure con il farsi retrocedere a tavolino, scivolando indietro dal sesto al settimo posto (dopo l'incidente al via era ripartito dal fondo).

Su una pista dove non vince dal 2004, la Ferrari aveva la macchina per restare davanti, come dimostra il fatto che Hamilton nell'ultima parte del gran premio non sia riuscito a passare Vettel. Il risultato non è arrivato per colpa dei piloti. Seb e Charles hanno ammesso gli errori, ma se pur lodevole, un'ammissione di responsabilità non cambia il risultato finale ben riassunto dal commento di Mattia Binotto: «Abbiamo raccolto meno di quanto avevamo seminato».

La gara giapponese con le qualifiche consumatesi tre ore prima del via, ha confermato la velocità ritrovata delle Rosse alla quinta pole consecutiva, aumentando i rimpianti di cui si diceva all'inizio. La Ferrari ha cominciato a sfruttare il potenziale della SF90 in Belgio, a campionato ormai finito. Ci fosse riuscita prima Ma il weekend di Suzuka ha ripetuto un altro messaggio chiaro: per battere le Mercedes ci vuole una Ferrari perfetta. Senza il tentennamento di Seb al via (salvato dal sensore che ha corretto l'apparenza) il risultato finale sarebbe stato probabilmente diverso. Partenza a parte, Seb ha corso alla vecchia maniera senza sbagliare un colpo e respingendo alla grande l'arrembaggio finale di Hamilton. Da quando la SF90 ha ritrovato il carico perduto sull'avantreno, Vettel è tornato a graffiare. Ha vinto a Singapore, si è preso la pole sulla sua pista preferita a Suzuka ribaltando la statistica che da 9 gare lo vedeva dietro al compagno in qualifica.

Il Seb ritrovato ristabilisce le gerarchie interne in Ferrari dove forse qualcuno aveva pensato che ormai il ragazzino si fosse preso le chiavi dell'impero. Fanno sorridere le dichiarazioni di Hamilton in cui dice che in Mercedes non esiste una gerarchia tra i piloti mentre in Ferrari sì Anzi fanno proprio ridere, anche se per una volta Toto Wolff ha preferito far vincere Bottas che aveva legittimato il successo con le qualifiche e soprattutto la grande partenza. Nel weekend in cui i suoi piloti hanno sbagliato, paradossalmente la Ferrari si è ritrovata ad avere due piloti fortissimi.

E dovrà ricominciare da qui, prima di tutto rispondendo a una domanda: gli errori di Vettel e Leclerc al via possono essere figli di un certo nervosismo indotto dalla rivalità interna? Solo rispondendo sinceramente Mattia Binotto saprà come comportarsi in vista della prossima stagione ed agire di conseguenza.

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